sabato 29 ottobre 2011

Il "mercato" risponde alla lettera

La lettera di Berlusconi alla (cosiddetta) Europa è, in realtà, indirizzata al "mercato" dei capitali.

E' una lettera che cerca di rassicurare il "mercato" e che dice:

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Continuate ad acquistare il nostro debito sovrano, continuate a prestarci soldi, noi siamo perfettamente in grado di pagare gli interessi e di restituire il capitale !

Noi possiamo:

- aumentare il PIL (e quindi le tasse) rendendo più flessibile il mercato del lavoro
- diminuire la spesa sociale e la spesa per le pensioni
- vendere gran parte del nostro patrimonio

State tranquilli, onoreremo i nostri impegni, la nostra "firma sovrana" !
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E la risposta del "mercato" non si è fatta attendere:

Complice la BCE che - smettendo di acquistare i nostri titoli (e quindi smettendo di comportarsi come "prestatore di ultima istanza") - ci lascia in balia del "mercato" che non crede alle nostre parole e ci strappa la "lettera" davanti agli occhi.

Oramai è sistematico: appena la BCE smette di fare la "Banca Centrale" e smette di acquistare il nostro debito sovrano, il "mercato" ci sbrana, i tassi di interesse si impennano, il servizio sul debito diventa sempre più gravoso e l'Italia si avvicina al punto matematico di "non ritorno" come è successo alla Grecia.


A questo punto, quindi, dobbiamo capire che cos'è "il mercato" e chi lo controlla.

Perchè tra il debitore e il creditore, non ci sono dubbi, la sovranità appartiene al creditore.

Ci proveremo nei prossimi post.

8 commenti:

  1. Il mercato ( è fin troppo semplice) è il luogo dove s'incrociano domanda e offerta.Attraverso questo incontro si otttengono due risposte fondamentali:quanto produrre e cosa produrre al minor costo possibile. Pensare di abolirlo è semplicemente un esercizio ozioso:la caduta del muro e la svolta della Cina verso l'economia di mercato sono la risposta che non ammette repliche. Rimane da chiedeci chi lo controlla.
    Già chi lo controlla? Prima di rispondere poniamoci qualche domanda.
    Quando fossimo riusciti a individuarli, i" controllori" e a rimuoverli potremmo dire di aver risolto il problema se parimenti non cambiamo le regole? E potremmo cambiarle le regole se chi vuole cambiarle non ha le idee chiare su chi è e cosa vuole esattamente? E queste regole potrebbero avere qualche chance di essere istituite senza un governo mondiale? E infine, un governo mondiale potrebbe esistere se dal basso le genti di tutti i paesi non si coalizzassero e lottassero per un cambiamento che avesse come priorità delle priorità il benessere collettivo? Come si può vedere, se l'analisi è corretta,ci aspetta un lungo ed estenuante cammino. Ma come diceva Gandhi, il grande Gandhi:" Anche un lungo cammino comincia con un passo". Cominciamolo dunque questo cammino ma cerchiamo di individuare il nemico vero da quello apparente.

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  2. una regola da cambiare subito, mentre cerchiamo di scovare i controllori del mercato, a mio modesto parere, dovrebbe essere quella che fa degli Stati Nazionali (o delle federazioni) dei veri sovrani e non dei debitori qualunque come qualsiasi azienda o qualsiasi famiglia. Se i popoli sono sovrani non devono avere la necessità di indebitarsi verso soggetti terzi e più sovrani di loro. Per essere molto concreti io fisserei una regola secondo la quale gli stati sovrani possono indebitarsi solo verso i propri cittadini e solo verso di essi. Com'era il italia prima del 93

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  3. Ne faccio una questione di logica: il debitore cede sovranità al creditore quindi, se la sovranità appartiene al popolo (come recita la Costituzione) il popolo non può indebitarsi o al massimo può indebitarsi solo verso se stesso. In sintesi abolirei per legge la possibilità per l'Italia di indebitarsi con soggetti diversi dai propri cittadini.

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  4. Sandro quello che tu sostieni e vero fino a un certo punto. Il Giappone per esempio può permettersi un rapporto debito pubblico su PIL di oltre il 200% proprio perchè è interamente sottoscritto dai nipponici. Tuttavia i cittadini non sarebbero al riparo da eventuali perdite. In passato i debiti pubblici sono stati alleggeriti stampando moneta. E nulla impedisce di ritenere che se e quando i giapponesi cominciassero a temerne la insolvibilità del loro Stato potrebbero rifiutarsi di sottoscriverlo con conseguente corsa alla vedita dei titoli pubblici e scenari facilmente immaginabili.
    Forse l'errore imperdonabile che si è commesso è stato quello di non ammortizzare il debito, come sarebbe sensato fare, e di illudersi che la crescita del PIL fosse scontata, continuata e soprattutto uguale o maggiore dell'aumento del debito. In altre parole si è commesso il medesimo errore di valutazione che è stato commesso sul sistema previdenziale.

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  5. Il Giappone, infatti, appare immune da attacchi speculativi "esterni" mentre l'Italia, pur avendo un rapporto debito/pil più basso, si trova oggi in totale balia dei "mercati" avendo collocato quasi la metà del suo debito all'estero.

    Se il debito è un male necessario (come qualcuno sostiene per bilanciare le spinte inflattive derivanti dall'esercizio di una eventuale sovranità monetaria statale) preferisco di gran lunga avere un debito domestico piuttosto che un debito estero.

    Lo cosidero il male "minore".

    Il debito domestico infatti è un debito per lo Stato e contemporaneamente un investimento per i cittadini/creditori di quel medesimo Stato.

    Il debito estero, invece, è una irreversibile cessione di sovranità per la quale, presto o tardi, si deve pagare il conto.

    E poi, se i cittadini sono anche creditori sicuramente non si mettono a speculare al ribasso contro il proprio Paese. Gli investitori stranieri, invece, potrebbero essere tentati di lucrare sul default iniziando a vendere titoli e assicurandosi acquistando i CDS.

    Non è quello che sta succedendo oggi all'Italia e che, invece, non succede al Giappone ?

    Grazie mille per l'interessante confronto
    ;-)

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  6. La tua tesi è vera sino a quando i cittadini avranno fiducia nei loro politici. Nel momento in cui il rapporto andrà in crisi il governo sarà costretto a ricorrere a un default parziale o ad una ristrutturazione del debito. In una siffatta ipotesi il danno ricadrà interamente sui soli cittadini dello Stato debitore. Se invece tra i creditori ci sono anche banche e investitori esteri il danno ricadrà anche su quesi ultimi. Argentina, Islanda e Grecia insegnano.Lascio a te stabilire quale sia il danno minore.

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  7. mi spiegate una cosa che non capisco? ma perche` lo stato si indebita con l`estero? forse perche` non riesce a pagare i servizi con le entrate normali [le tasse]···? se tutti pagassero le tasse, lo stato avrebbe bisogno di indebitarsi ? perche` altrimenti significa che e` connivente con gli specilatori.carlo

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  8. Lo stato si indebita per coprire il deficit di bilancio e il deficit si ha quando le entrate tributarie (le Tasse) non riescono a coprire la Spesa corrente e gli Interessi sul debito accumulato in precedenza.
    Da qualche anno a questa parte, lo Stato Italiano ha entrate tributarie sufficienti a coprire la Spesa corrente (si dice che ha un Avanzo Primario) ma questo "avanzo" non basta per pagare gli interessi sul debito pregresso. Da qui la necessità di ricorrere al "mercato" e indebitarsi ancora. Sicuramente se TUTTI pagassero le tasse l'Avanzo Primario sarebbe molto maggiore e avremmo più soldi per pagare gli interessi e quindi dovremmo ricorrere meno al mercato dei capitali. Per quello che ho capito, poi, quando i debiti vanno a scadenza (cioè lo Stato deve rimborsare tutto il capitale e non solo gli interessi - nel 2012, ad esempio, i debiti in scadenza ammonteranno a circa 290 miliardi di euro) lo Stato non sempre ha risorse "cash" per rimborsarli e quindi li... rinnova: cioè, fa nuovi debiti per estinguere i debiti in scadenza, con nuovi tassi di interesse, ovviamente. E' come se noi estinguessimo il mutuo della casa accendendo un altro mutuo, a scadenza.

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