mercoledì 16 novembre 2011

Ultima istanza

Lo spread imperversa ancora e Monti cerca il punto di equilibrio per il suo nuovo governo tecnico-politico (tecnico fuori, politico dentro).

In attesa degli eventi e di conoscere la lista dei ministri e poi vedere se il pollice dei "mercati" punta verso l'alto o verso il basso, cerco di approfondire un elemento fondamentale che, secondo alcuni commentatori, è alla base della gravosa situazione in cui si trova l'Italia.

Il punto è questo:

La Banca Centrale Europea non può comportarsi come prestatore di ultima istanza.

Cioè: 

la BCE non può - per statuto - acquistare i titoli di debito degli stati europei sul mercato primario cioè non può "monetizzare" il deficit degli stati immettendo nuova liquidità nel sistema.

La FED americana, invece, lo fa continuamente.
La Banca d'Italia (prima del divorzio dal Tesoro) lo poteva fare e lo Stato Italiano aveva la sua "linea di credito" garantita per legge.

Oggi questo non è più possibile e gli Stati europei, Italia inclusa, devono ricorrere al mercato e solo al mercato per finanziarsi ai tassi di interesse che l'incrocio tra domanda e offerta arrivano a determinare.

Questo mancato sostegno della BCE sul mercato primario può fare la differenza tra l'essere "strozzati" dagli speculatori che operano a leva e il riuscire a sopravvivere potendo continuare a finanziare il proprio debito a tassi di interesse ragionevoli.

Ecco lo Statuto della BCE per chi lo volesse leggere integralmente e farsi una idea più precisa:


All' articolo 21 si legge molto chiaramente quanto segue:

<<
Conformemente all'articolo 101 del trattato, è vietata la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia da parte della BCE o da parte delle banche centrali nazionali, a istituzioni o agli organi della Comunità, alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di settore pubblico o ad imprese pubbliche degli Stati membri, così come l'acquisto diretto presso di essi di titoli di debito da parte della BCE o delle banche centrali nazionali.
>>

Lo statuto dice espressamente che la BCE non può esercitare nessuna forma di "facilitazione creditizia" verso gli Stati, tantomeno acquistare direttamente i loro titoli di debito.

La BCE deve stare in "seconda fila", non deve intervenire, e gli Stati devono essere virtuosi e misurarsi da soli con il mercato. 

Sembra quasi una forma di alta pedagogia.

Il genitore adulto e prudente che non apre i cordoni della borsa al figlio spendaccione e sprovveduto e gli dice: se vuoi spendere devi prima lavorare, guadagnare e risparmiare oppure chiedere dei prestiti ai tuoi amici: insomma, arrangiati.

La Banca Centrale formica che rifiuta il proprio sostegno allo Stato cicala, insomma.

Mi chiedo quali siano le ragioni di fondo, le motivazioni profonde, i superiori vantaggi che rendono preferibile tenere lontana la BCE dal mercato primario del debito sovrano. 

Quale sia il reale vantaggio sistemico che deriva dall'aver imposto proprio questa regola del gioco.

Insomma, chi ci guadagna alla fine della fiera ?

Me lo chiedo perchè vorrei togliermi dalla testa l'insidioso dubbio che gli unici ad essere avvantaggiati da questo stato di cose siano solo i cosiddetti "mercati" che possono finalmente muoversi senza limiti e senza contrappesi in uno spazio privo di argini e confini brandendo lo spread come una sorta di manganello - di ultima istanza - ovviamente...

Qualcuno ha delle risposte ?

2 commenti:

  1. La risposta non è molto difficile. LO Stato è un soggetto economico e come tale deve agire ed essere considerato anche e soprattutto quando deve finanziarsi. La netta separazione tra la banca centrale e il tesoro è fondamentale se si vuole preservare il potere di acquisto della moneta.Se ti sembra incongrua o peggio perversa basta riflettere sulla Germania la quale di quella regola ne ha fatto un principio quasi sacro grazie al quale ha sempre avuto una moneta solidissima. Ed oggi, nonostante l'uragano che sta devastando i sistemi finanziari di mezza Europa, la Germania continua a pagare,sui bund decennali tassi inferiore al 3%.
    Quanto ai mercati non dimentichiamoci che hanno finanziato e continuano a finanziare i debiti sovrani di tutto il mondo e che sovente i risparmiatori, a causa dei default, ci rimettono un bel pò di quattrini. Se oggi,prevedendo una lunga bassisima crescita economica, paventano qualche rischio in più, onestamente non si può certo crucifiggerli.
    Certo nel mercato ci sono anche quelli speculano al ribasso, ma quelli c'erano anche quando lo spread relativo all'Italia era sotto i 200 punti base.

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  2. Senza un prestatore di ultima istanza il prezzo dei titoli (e quindi il tasso di interesse) lo farà sempre il mercato.
    E poi siamo sicuri che il mercato finanziario sia l'espressione della libera concorrenza di moltissimi soggetti indipendenti e liberi ? E se fosse invece un oligopolio dove pochi e grandi giocatori riescono a condizionare gli andamenti generali ? E se questi grandi player si uniscono in cartello ?
    Non è troppo rischioso lasciare l'economia delle nazioni in mano agli appetiti della finanza speculativa ? Siamo sicuri che tutto questo sia "sano" e sia utile al bene comune ?
    Io mi permetto di sollevare qualche dubbio e penso sia arrivato il momento di mettere in discussione, alla radice, le regole del gioco che ci sta portando alla rovina.

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