domenica 20 novembre 2011

Una triste...felicità ?

La caduta del governo Berlusconi ha creato un clima comprensibile di "euforia" nel paese. Il livello di gradimento del nuovo primo ministro, il Prof. Monti, sembra essere cresciuto a valori stratosferici (superiore all'80% in alcuni sondaggi, guarda qui, ad esempio)

Il mondo cattolico guarda con entusiasmo questo governo, la CEI esprime grande fiducia nel nuovo esecutivo (vedi qui ) ed anche tanti osservatori abbastanza distanti dal mondo cattolico esprimono pari entusiasmo. Ad esempio, Michele Serra, nella sua bella amaca del 18 novembre su Repubblica, parla del nuovo governo in questi termini: "..il grigio banca del governo Monti sembra un antidoto alla pacchianeria sgargiante che ci ha sommersi...Per ogni ministro nominato, fate così: cercate di ricordarvi chi era il suo predecessore. Vedrete che in nove casi su dieci il passo in avanti è stato grandioso. A prescindere".

Condivido gran parte di questi giudizi e credo nella sincerità del Prof. Monti quando parla di necessità di mettere "equità" nelle manovre di risanamento.

Eppure.....

Eppure quel "a prescindere" di Michele Serra non mi fa essere completamente sereno...Ho come il sospetto che manchi qualcosa, per farmi essere completamente soddisfatto. E non è la consapevolezza della crisi che ci attanaglia, nè la paura per i sacrifici che dovremo fare. E' la consapevolezza che una profonda analisi delle "cause" della crisi non è stata fatta del tutto. E quindi i "rimedi" che vengono ipotizzati temo che potranno essere solo delle parziali boccate d'ossigeno.

Ho letto tante dichiarazioni e ne traggo la conclusione che la stragrande maggioranza dei nostri politici (compresi quelli di..." sinistra") non mettono assolutamente in dubbio che la crescita del PIL sia l'unica cosa giusta da perseguire per superare il momentaccio, e che sussista l'assoluta ed ineluttabile necessità di ridurre il nostro debito facendo tirare la cinghia agli italiani, in modo equo, per carità...

Ho sentito solo pochissime e timidissime voci, almeno sino ad ora, sulla necessità di mettere qualche "freno" allo strapotere della finanza, che sembra costituire un dogma ineluttabile. Per altro, l'Unione Europea appare del tutto compatta nel "non credere" di poter e voler mettere qualche freno. Chi propone idee del genere appare, al contrario, un visionario, un illuso, un...indignados che non capisce come gira il mondo...
Le speculazioni finanziarie non creano ricchezza per le popolazioni, creano al contrario divisioni, enormi sperequazioni. I capitali che caratterizzano questo mondo "virtuale" sono "fittizi" e poco connessi all'economia reale. Come fa notare il Prof. Paolo Palazzi, ordinario di Scienze Statistiche alla Sapienza di Roma (vedi qui ), i movimenti internazionali di moneta causati da effettivo scambio di merci sono solo una minima parte di tutti i movimenti di capitali finanziari del mondo.

Però questi scambi di capitali "fittizi" fanno arricchire parecchie persone che, temo, non gradirebbero avere dei "freni" (leggasi, "tassazioni" del tipo tobin tax). Come ha benissimo evidenziato Sandro in un recentissimo post su questo blog, grazie all'effetto "leva", il famigerato spread tra i nostri titoli e quelli tedeschi, rappresenta una fonte di "guadagno" per parecchi speculatori finanziari. Anzi, se comprendo bene la matematica, maggiore è tale spread, cioè peggio è messo un paese (ad esempio,..l'Italia), maggiore sarà il loro guadagno....

Noi di Piazzaverdi stiamo dicendo che sarebbe tempo per discutere di questa "ineluttabilità", ponendo il tema a livello internazionale, da parte della nostra classe politica.

Da qualche giorno, oltre all'amarezza nel non vedere rappresentate queste idee è subentrato anche il timore addirittura di scriverle, perchè sta nascendo il pericolo di essere fraintesi. E' infatti sconcertante (e avvilente) constatare che le (poche) critiche a Monti vengono sia dai "populisti" di destra, da poco disarcionati dal potere, sia dai giovani che stanno protestando, anche in Italia, per la mancanza di un futuro. Non ci può essere alcuna somiglianza tra questi due mondi, evidentemente, tuttavia c'è un'apparente intesa su queste critiche.

Il grande Gad Lerner si è accorto di questa "stranezza" e ne discute in un bellissimo articolo uscito sempre su Repubblica il 18/11/2011 dal titolo "Segnale da Ascoltare" che suggerisco caldamente di leggere. Gad Lerner parla di "disperazione" di questi giovani che non vedono per loro alcun futuro, in termini di realizzazione lavorativa e sociale. Lerner sottolinea l'importanza di non sottovalutare, da parte del nuovo governo, le ragioni di queste proteste che nascono da un problema reale e che è analogo in molti altri governi europei.

Ma non si limita solo a porre questa richiesta. Dà spiegazione della natura della crisi e pone una domanda molto rilevante ai politici. Scrive Gad Lerner: E' chiaro a tutti che la depressione in cui precipita l'Occidente non è frutto degli eccessi del capitalismo fondato sul debito, ma della sua stessa natura strutturale. Per questo i tecnici chiamati oggi a cimentarsi con un difficilissimo tentativo di salvataggio, non hanno altra scelta che trasformarsi in politici coraggiosi, tutt'altro che neutrali. Tocca loro delineare un'incisiva riforma del sistema di cui essi stessi hanno in taluni casi personalmente beneficiato; se non vogliono entrare in una disatrosa rotta di collisione con la gioventù precaria che oggi, a torto o a ragione, non li beneficia di alcuna distinzione rispetto a chi li ha preceduti".

Si parla di carenza "strutturale" del capitalismo di oggi. E allora capisco finalmente perchè non posso concordare con quel "a prescindere" con il quale chiude la sua "amaca" Michele Serra. Perchè se è vero che la soddisfazione è grande per essere usciti da quella "catastrofe antropologica" a cui Serra allude, è altrettanto vero che non vedo nella classe politica di adesso alcun tentativo di mostrare quel coraggio che Gad Lerner pensa sia necessario. Leggo, al contrario, parecchia "paura", nei politici di adesso, a volersi confrontare con il "dramma epocale" della crisi del capitalismo senza regole. Il "passaggio della mano" ai tecnici che è avvenuto in Italia, successivo alla caduta del precedente Governo, sembra molto un segnale di "resa", o di incapacità o mancanza di volontà, a volersi assumere delle responsabilità in questo momento delicato. Voglio sperare che il "tecnico" Prof. Mario Monti abbia invece questo coraggio e sappia proporre, quanto meno, qualche germe di queste argomentazioni all'attenzione dei signori di Bruxelles. Dopo tutto se è stato capace di mettere a freno lo strapotere di Bill Gates (vedi qui) potrebbe anche avere titolo per far almeno mettere in agenda questi temi.

Solo se questo accadrà saprò veramente gioire pienamente della caduta del governo del "bunga bunga", altrimenti mi rimarrà il sospetto che la "purga necessaria" che ci aspetta potrà solo ulteriormente alimentare, con i nostri risparmi, questo mondo di "affari" e rendere pertanto la mia felicità, solo...una triste felicità...

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