sabato 3 dicembre 2011

Rigore, Crescita, Equità



Signor Presidente, le sue parole d'ordine - "Rigore, Crescita, Equità" (che sembrano quasi voler imitare quelle della Rivoluzione Francese: Libertà, Uguaglianza, Fraternità) - vengono ripetute ossessivamente in ogni pubblica occasione e rilanciate ogni giorno sui mezzi di informazione.

Mi ricordano, mutatis mutandis, lo "Yes We Can" del presidente Obama che riuscì a catalizzare l'attenzione e l'emozione del ceto medio americano - già pronto alla rivolta civile nell'incessante crescendo della crisi finanziaria - ancorandole ad una tanto elevata quanto vaga e indistinta speranza di cambiamento.

Queste nuove parole d'ordine del suo nuovo governo non possono non suscitare, in noi, le seguente domande:

Per che cosa ?
A quale scopo ?
Verso quale obiettivo ?

Rigore, Crescita, Equità, descrivono un metodo, un approccio, una linea di condotta, non una visione, un obiettivo, un modello a cui tendere.

Abbiamo espresso diverse volte le nostre perplessità sulla reale necessità della crescita come rimedio "a prescindere", come cosa buona in sè.

Siamo sicuri che all'Italia serva una crescita purchessia, in qualsiasi direzione e con qualsiasi mezzo, finalizzata esclusivamente all'aumento matematico del denominatore nel rapporto Debito/Pil ?

A chi serve questa crescita ?

Al Popolo che la deve realizzare con il suo lavoro quotidiano o a chi ha speculato sui nostri titoli di stato e pretende, ora, la garanzia matematica della nostra solvibilità nel medio/lungo termine e la nostra capacità di sostenere, domani, un nuovo e lucroso ciclo di indebitamento ?

Se non ci dice perchè e verso dove dovremmo crescere, signor Presidente, non capiamo a chi sta parlando e in noi cresce il sospetto che Lei si rivolga solo ai nostri creditori, agli investitori, ai "mercati" che osservano freddamente i numeri del Bilancio per capire se la macchina regge, se può sostenere il carico del debito e riuscirà a remunerare il capitale investito.

Lo stesso dicasi per Rigore ed Equità.

Sono valori di cui ricosciamo l'importanza, senza alcun dubbio.

Ma non rispondono alle ansie e alle aspettative di questo martoriato paese.

Perchè indicano un "come" non un "cosa", un metodo di condotta, una buona disciplina, ma non un grande obiettivo per il Paese. 

E, di nuovo, se scollegate da un obiettivo concreto, rassicurano di più i "mercati" che i cittadini.

Io credo che il popolo di questo paese sia pronto a sostenere qualsiasi sacrificio, qualsiasi richiesta di rigore, qualsiasi slancio verso la crescita se capisce che sta lavorando ad un grande progetto collettivo, se sente che la sua classe dirigente ha elaborato un grande piano (industriale e sociale) per costruire una Nuova Italia, con una nuova e forte identità in Europa e nel Mondo, dove sarà bello vivere e far crescere i propri figli.

Signor Presidente, ci faccia sentire che il Rigore, la Crescita, l'Equità sono indirizzate verso qualcosa, verso un obiettivo comune sul quale possiamo confrontarci, lottare e sudare.

Non può chiederci di fare sacrifici (pur all'insegna del rigore e della equità) e lavorare 12 ore al giorno solo per far crescere il PIL e rassicurare i "mercati" e così sperare che questi siano più clementi verso di noi e ricomincino a comprare il nostro debito abbassando i tassi di interesse.

A noi non basta, signor Presidente, non è questo che ci aspettiamo dalla nostra classe dirigente, non è questo che speriamo per i nostri figli.

La vaghezza dello Yes We Can obamiano si è rapidamente e tristemente concretizzata in una azione di governo supinamente asservita alle logiche di Wall Street e delle istituzioni finanziarie astutamente definite "too big to fail".

Lei farà lo stesso, signor Presidente ?

4 commenti:

  1. Ottimo articolo! C' è saggezza, moderazione, lungimiranza e profonfità di analisi.Però, Sandro, converrai che la situazione impone tempestività nell'azione per tentare, e sottolineo tentare, di riportare lo spread a valori accettabili. Per il "Progetto Collettivo" che dovrebbe motivarci e riportare questo martoriato paese all'antica rispettabilità e affidabilità occorre un pò più di tempo e mi auguro che Monti sappia infondere fiducia e certezze. Nel frattempo però non dobbiamo dimenticarci che siamo cittadini e che come tali non dovremmo avere bisogno di leaders speciali ma di autostima e consapevolezza. La consapevolezza che il default o sempicemente il rifiuto del debito (anticamera del default) comporterebbe un distastro immane e che per la ricostruzione occorerebbero anni di duri sacrifici sicuramente più duri di quelli che ci aspetterebbero per il risanamento. E ancora la consapevolezza che i sacrifici , se non fatti con risolutezza e deteminazione, potrebbero risultare inutili e portarci ahinoi comunque al default. Incrociamo le dita e non molliamo!

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  2. Il pianto del ministro Fornero quando annuncia il sacrificio richiesto ai pensionati è più eloquente di mille analisi.

    Ecco perchè è necessario partire da un Modello di Paese prima di chiedere sacrifici alla gente e non tentare di ridurre tutto ai numeri scritti sul bilancio.

    Perchè le pensioni si toccano, anche quelle più basse, e le spese militari no, ad esempio?

    Come riesci a motivare queste scelte, queste priorità, senza una idea di Italia sullo sfondo?

    Infine io credo (anzi, sono convinto) che la speculazione ha fatto impennare lo spread proprio per rendere inevitabili queste manovre "salva-mercato" e trasformare il nostro Paese in un diligente pagatore in grado di reggere anche botte del 7% per la gioia degli speculatori a leva che si stanno già fregando le mani!

    Un governo davvero contro la speculazione avrebbe potuto, ad esempio, imporre al 10% più ricco della popolazione italiana l'obbligo di acquistare bot e cct ad un tasso di interesse concordato e pari a quello dei bund tedeschi, ad esempio.

    Questa sarebbe una ottima alternativa alla patrimoniale e un sonoro pugno in faccia alla speculazione, non ai nostri pensionati !

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  3. “Quando si chiedono sacrifici alla gente che lavora ci vuole un grande consenso, una grande credibilità politica e la capacità di colpire esosi e intollerabili privilegi. Se questi elementi non ci sono, l’operazione non può riuscire.”
    ENRICO BERLINGUER

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  4. Con il prestito forzoso l'Italia finanzia il suo debito e si mette al riparo dagli attacchi della speculazione.

    Perchè non è nel decreto "salva-Italia" ?

    Vedi l'articolo originale di Fitoussi sul Corriere del 7/9/2011:

    http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/getPDFarticolo.asp?currentArticle=13Z3QG

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