domenica 12 ottobre 2014

Montessori 2.0


Spesso, quando ascolto mamme o studenti che mi raccontano eventi della nostra scuola penso che abbiamo perso una grande occasione tanti anni fa.

Quando nei primi decenni del 1900 la più grande pedagogista mondiale, Maria Montessori, nata nel 1870 in Italia nelle Marche, ha cercato di diffondere il suo nuovo metodo educativo e didattico nel nostro Paese.

All’inizio c’è anche riuscita. Nel 1907, a San Lorenzo, ha aperto la sua prima “Casa dei bambini”, scuola per bambini da 3 a 6 anni. 

Durante il Fascismo c’è stato almeno all’inizio un certo “sodalizio” tra lei e Mussolini interessato a risolvere il problema dell’analfabetismo con le Case dei Bambini, ma probabilmente anche a trarre vantaggi personale dal prestigio internazione della Montessori. Quest’ultima d’altro canto, sperava di diffondere il suo metodo nel Paese. In effetti nei primi anni del regime nessuno le ha impedito di aprire nuove scuole in tutta la penisola o di tenere i corsi all’estero quando veniva invitata, dato che il suo Metodo aveva riscosso in Europa e in America un grande successo. Nel 1924, ha anche avuto origine la scuola magistrale Montessori e l‘Opera Nazionale Montessori, eletta a Ente morale e volta alla conoscenza , diffusione, attuazione e alla tutela del suo metodo.

Ma forse proprio questa iniziale vicinanza al regime fascista dal quale ci fu poi un graduale allontanamento reciproco fino all’ordine di chiusura di tutte le scuole montessori nel 1934, ha segnato nella storia del nostro paese una parziale e minoritoria adesione al suo metodo. 

Alcuni critici a sinistra l’hanno giudicata di destra per le tante scuole private aperte a suo nome e per le sue amicizie altolocate. D’altra parte in casa idealista non piaceva l’importanza da lei data alla ricerca scientifica, né si apprezzavano le concrete indicazioni per garantire criteri di uguaglianza e non classi basate su giudizi elitari e competizione continua. (http://it.wikipedia.org/wiki/Maria_Montessori)

Così né da destra né da sinistra, nessuno si è appropriato delle sue idee ed in Italia la Montessori, il cui pensiero è riconosciuto e applicato in tutto il mondo, rappresenta una scelta ancora molto piccola e marginale nel panorama educativo e scolastico italiano (pensiamo tanto per intenderci, che in Olanda la metà delle scuole, dall’infanzia alle secondarie, applica il suo metodo).

Maria Montessori parte dallo studio dei bambini con disabilità per poi estendere il suo metodo all’educazione per tutti i bambini.

Qual è l’idea che rende diversa una scuola montessoriana da una scuola tradizionae ? 

E’ quella che il bambino è capace di autoregolarsi, di scegliere quale è la strada giusta per lui, anche un bambino molto piccolo. Un neonato posto da solo sul ventre della madre si muove per arrivare al seno, sa “già” che deve andare verso il seno e succhiare il latte, eppure è appena nato, una tabula rasa secondo alcuni.

Questa capacità autoregolativa deve trovare un contesto favorevole, accogliente, costruito a sua misura, con materiale pensato per soddisfare i suoi bisogni (di cura, movimento, esplorazione, scelta, mettersi alla prova, stabilità, protezione, esattezza, ordine ecc.), bisogni universali che ogni bambino manifesta ovviamente nella sua individualità.

L’ambiente parla al bambino, gli dice cosa può fare, quanti bambini ad esempio possono stare in un certo spazio. I materiali sono diversi, non di plastica, reali, pensati e realizzati per rispondere alle esigenze sensoriali, perché è attraverso i sensi che si apprende : dal concreto, dal mondo reale all’astratto.

Il bambino, come persona, deve poter scegliere quale materiale utilizzare e per quanto tempo. Non è l’adulto che dice tu hai bisogno di questo, adesso facciamo tutti un disegno, leggiamo un libro o giochiamo con i lego o ascoltiamo tutti la lezione di storia. L’adulto fornisce interenti indiretti, è a fianco del bambino e non si sostituisce a lui.

C’è uno studio costante di analisi dell’ambiente e dei materiali proposti, che cambiano quando si vedono nuovi bisogni che emergono, gesti dei bambini che non trovano soddisfazione dal materiale esistente.

I bambini apprendono a concentrarsi e aumentano i tempi di attenzione. La socializzazione non è forzata ma è una libera scelta di ogni bambino. Il lavoro del singolo è rispettato. I materiali vanno usati senza romperli e senza recare danno a sé e agli altri e questa è in fondo l’unica regola delle relazioni nel contesto scolastico. 

L’adulto fa delle presentazioni sull’uso del materiale, breve e individualizzata e poi lascia il bambino libero di usarlo.

Nasce così il piacere di agire e di imparare. Non ci sono voti, né giudizi, non si alza la voce, non si mettono in evidenza gli sbagli.

Secondo la Montessori la libertà non può essere concessa, né donata, va costruita a poco a poco fin dai primi anni con l’esercizio quotidiano della scelta indipendente e dell’auto-correzione.

Scegliere, agire e rimettere a posto fin dal secondo anno di vita, è il primo passo affinché il bambino costruisca indirettamente il senso di responsabilità verso gli altri e l’ambiente.

La motivazione parte dal bambino, è lui che guida: il percorso da fare è facile “segui il bambino”.

A volte qualcuno dice “penso che i bambini abbiano bisogno della competitività e delle frustrazione del mondo...”. Ma in realtà quello di cui hanno bisogno i bambini è la verità, che imparano a non temere se si trovano in un ambiente in cui non spendono le loro energie a difendersi di continuo, in cui possono osservare molto, allenarsi ad autocorreggersi e a non avere paura di giudizi, né di correzioni ingiuste e umilianti (vedi mariovalle.web).

Qualcuno sostiene che Montessori appartenga al passato e che non abbia senso risalire al pensiero di una persona nata alla fine del 1800. Inoltre, alcuni attaccano il metodo montessoriano dicendo che non favorisce la creatività.

Roberto Bonzio in un articolo a sessanta anni dalla morte di Maria Montessori, ripercorre il successo della pedagogista in America: racconta che quando Barbara Walters star della tv Usa chiese agli inventori di Google quanto fosse stato importante per loro aver frequentato la prestigiosa Università di Stanford. Ma Sergei Brin e Larry Page le risposero che più dell’università, per loro era stato determinante l’asilo. E cioè l’esperienza fatta da tutti e due da bambini con il metodo Montessori. Lì avrebbero imparato a “non seguire regole e ordini, essere automotivati, domandarsi che succede nel mondo, fare le cose in modo un po’ diverso.”

La lista degli alunni illustri del metodo è lunga e comprende altre star della New economy come Jeff Bezoz, fondatore di Amazon, Jimmy Walles ideatore di Wikipedia e Will Wright autore del videogame best seller “The Sims”.

Nel suo blog per Forbes, Steve Denning, autorità internazionale nel campo della formazione e della conoscenza ha contrapposto il metodo Montessori fucina di futuri leader, agli schemi tradizionali di insegnamento rigido e mnemonico. Secondo Denning per il futuro della scuola occorre puntare ad un obiettivo principale : stimolare l’apertura mentale che consenta il “Lifelong Learning,” continuare a imparare una volta lasciati i banchi per tutta la vita. (www.chefuturo.it/2012/05/60-anni-fa-moriva-maria-montessori-maestra-di-google-amazon-e-wikipedia)

Due chiavi di lettura importanti per orientare il vento del cambiamento : partire dalla primissima infanzia e cambiare il punto di vista sulla finalità dell’educazione.

Per fortuna ultimamente anche in varie parti d’Italia si sta cominciando a riparlare del pensiero di Maria Montessori: ma il vento del cambiamento in Italia è lento ad attecchire e qualcuno cerca di richiudere subito il “file” dicendo che si tratta solo di una moda, un vento passeggero. Siamo spesso superficiali nell’analisi dei fatti, ancora di più per ciò che attiene l’educazione e la scuola, perché è dominio di tutti e quindi tutti possono esprimere la loro opinione (un po’ come il calcio). Credo che questo sia naturale, ma penso anche che la comprensione della realtà richieda tempo, studio e pazienza affinché si riesca a coglierne i significati ed i nessi più profondi.

Spesso ci si accorge che avevamo liquidato un’idea troppo presto e con facili pregiudizi. Come quando si vede un film più volte, e si riescono a scoprire i significati nascosti ed i dettagli che a una prima occhiata superficiale non avevi neanche immaginato.

Del resto l’approccio dell’ insegnamento tramite le nuove tecnologie sembra ricalcare molti degli assunti di Maria Montessori, ma anche le recenti scoperte delle neuroscienze (come la scoperta dei neuroni specchio) sembrano dare conferma di molte delle intuizioni sul funzionamento del cervello, di quella che è forse la donna italiana più famosa all’estero.

Lanfranco Rosati proprio a proposito delle ultime recenti scoperte scrive che è evidente che “la possibilità di un apprendimento coordinato attraverso i sistemi cerebrali è maggiore durante gli stati emotivi e minore durante quelli non emotivi. È qui che sorge l’esigenza di una didattica non replicante, alternativa alla banalità della lezione di routine, che sia costitutiva, localmente definita a seconda dei bisogni formativi personali” (http://www.morlacchilibri.com/universitypress/).

Così non resta che sperare che il mondo e l’educazione torni sui propri passi a riscoprire pensieri che hanno un secolo ma che sono di una straordinaria modernità.

Silvia.

Nessun commento:

Posta un commento