lunedì 30 aprile 2012

Il parco giochi



Ecco che sei di nuovo al parco giochi. 

Del resto è giusto così. Rientra nella tabella di marcia. Quello che ti dispiace è che non riesci a gustartela affatto, perché quando tutto si incastra in maniera così certosina, ti sembra che anche questo sia un impegno, un tempo nel quale dovresti essere altrove.

Comunque sei lì, nella calda afa di luglio, quando la città si svuota un po’, ultimamente mai del tutto a dire il vero, nella solita panchina.

I bimbi si insediano rapidamente, improvvisano con maglie e zainetti le loro porte ed iniziano a giocare a calcio. E’ un parco molto frequentato, pieno di mamme, papà, nonni, bimbi piccoli, ragazzini e ragazzi più grandi. 

Si trova attorno ad un centro sportivo molto attivo. C’è anche un campo da basket e una pista da pattinaggio. Alcune macrostrutture adatte alle diverse età dei bimbi e un’altalena. Tante panchine.

Ognuno si mette al suo solito posto, tanto che se qualcuno si siede nella tua panchina, ti fa quasi uno sgarbo come per voler cambiare il corso degli eventi.

E’ l’occasione per parlare. 

I più anziani ti raccontano il passato, le mamme ed i papà le difficoltà delle scuola dei figli, raccolgono soldi per le feste di compleanno, sono in pausa transitoria prima di portare i figli a danza, catechismo, tennis, inglese. 

Chissà se i nostri bambini crescendo ad alta velocità e ad alta definizione, riusciranno a stare al passo con i tempi che corrono ?

Comunque ognuno con i suoi motivi è lì, al parco giochi.

Scambi formali, informali, assenza di scambi. Giorno dopo giorno ti sei abituato a quel contesto e non lo vedi più. Ti sembra che ciò che ti circonda faccia parte della normalità.

Eppure quella tappa che è un impegno ha una grande ricchezza. Ti costringe a fermarti in pausa, ad annoiarti. Ed è proprio in quel momento che apri gli occhi.

Il parco è sporco, ci sono cartacce ovunque, mozziconi di sigaretta, vetri rotti, lattine, fazzoletti, cacche di cane in terra. Le persone siedono spesso accanto ai rifiuti con una flemmatica indifferenza. Non te ne accorgi più alla fine ? Non spetta a te toglierle ? 

Quali sono i pensieri che abbiamo quando non agiamo pur vedendo che attorno a noi le cose peggiorano e degradano ?

I cestini sono rotti, spesso spezzati da qualche azione violenta notturna.
I giochi in legno così come le panchine sono scheggiate, rovinate dal tempo ma anche dalla totale assenza di manutenzione.

Il giardino, a causa dell’assenza di pioggia, è completamente secco. In molte zone l’erba non c’è più. Sono tanti i ragazzi, anche grandi, che giocano a pallone e questo determina un gran polverone che con l’arsura entra nella bocca e negli occhi.

E come se non bastasse, c’è anche un personaggio “losco” assieme a un gruppo di giovanissimi di 13-14 anni. Quando cominci ad indagare scopri che tutti sanno che spaccia. Droga leggera, si spera. I carabinieri sono stati allertati più volte. Spesso non riescono ad intervenire. Altre volte quando arrivano a sirena spiegata, lui si è già dileguato, e vengono fermati i giovani con il volto disorientato magari con niente in mano.

Hai aperto gli occhi. 

Eppure quel posto lo frequenti tutti i giorni. E’ un processo di abituazione: piano piano, senza che tu te ne accorga, di abitui ad un contesto che cambia in peggio.

Finchè, ad un certo punto, un piccolo gruppo di genitori si attiva !

Iniziamo a raccogliere le firme. 

Quando ti avvicini con il foglio e la penna vedi negli occhi molta diffidenza.

Quanti tentativi di vendita dobbiamo fronteggiare ogni giorno che fanno sì che, quando qualcuno ci si avvicina, temiamo l’intrusione ? 

Alcuni dicono : "perché cosa c’è che non va"

Molti però firmano. Tanti dicono “l’avete visto lo spacciatore?”, lo sapevano tutti allora ! Alcuni non firmano e dicono: "io vengo poco".  Qualche anziano dice: "io non firmo, ma se mi date un rastrello  tiro su le foglie".

Così parte la lettera al quartiere. 

Dopo circa un mese arriva la risposta. La manutenzione non è di competenza del quartiere, ma del centro sportivo. Chissà perché la competenza non è mai dell’interlocutore al quale segnali l’evento. Ma l'ente pubblico non dovrebbe controllare ? 

Ci hanno venduto che la soluzione dei nostri mali è l’esternalizzazione. E’ già realizzata in così tanti settori. Ma davvero si può pensare di affidare ai privati i beni e servizi di tutti, perdendone il governo e senza prevedere controllo e supervisione ?   

Comunque la società sportiva è stata “invitata a conformarsi agli adempimenti entro 15 giorni” (così c'è scritto nella risposta).  La mala frequentazione del parco è già nota anche alla Polizia municipale e verrà portata all’attenzione del Comitato locale per la sicurezza. In pochissimi giorni i monti di foglie vengono spazzati via dal prato.

Tutto troppo semplice all’apparenza. Purtroppo arriva già il mese di ottobre  e piano piano le famiglie smettono di uscire perché arriva il freddo. L’inverno mette tutto a tacere. Per fortuna di chi deve attivare azioni di cambiamento.

In primavera ecco che si riparte. Il giardino è abbastanza uguale a se stesso. Molte panchine sono state riparate alla meglio. E’ quella parcellizzazione dell’intervento che ti fa sembrare che ci sia del movimento, della “mossa”, invece, sono piccoli ritocchi. 

Meglio di niente, tutti dicono, almeno non ti si rompono le calze quando ti siedi. 

E’ vero ! C’è sempre un modo di vedere le cose in positivo. L’erba che c’è ringrazia l’inverno piovoso e nevoso. Il personaggio “losco” si fa vivo, attraversa il parco, ma sembra si sia spostato nel giardino a 200 metri. Tutto il resto è immutato. Lo sporco a causa della frequentazione ricomincia. E ci si ritrova un’altra volta nel giardino sulle panchine a dire: che facciamo ?

I cambiamenti sono faticosi e richiedono impegno.

Quelli provocati e gestiti dal basso, poi, richiedono tanta energia, capacità di raccordo, tenacia.

Molti tentativi possono a andare a vuoto. Si devono accettare anche risultati parziali. Ci vuole tempo per organizzare, ce ne vorrebbe molto ad esempio per creare una rete di volontari, per fare sentire di più a chi amministra che il parco è un bene comune, un’area dove la gente si ritrova, socializza, dove i bambini e i ragazzi possono stare in mezzo alla natura e sperimentare attività di gioco e di sport. 

Tutto questo ti importa. 

Ma purtroppo c’è un corollario inevitabile: se non fai un po’ di fatica è segno che non ti importa per davvero. Me lo continuo a ripetere.

Silvia.

3 commenti:

  1. Tutto vero e tutto giusto, Silvia. Il parco pubblico, il cortile dove si gioca "da piccoli" è una parte importante di ognuno di noi. Direi quasi...sacra, perchè rappresenta un momento di formazione. Magari "non organizzato" con delle regole, insegnanti ecc..ma pur sempre, di formazione e quindi non solo di svago. Quindi, il Comune non dovrebbe aver bisogno delle "firme" di genitori impegnati per comprendere queste cose e muoversi. Perchè deve sempre partire "dal basso" tutto quanto ? Ma perchè ? Non concordo del tutto che "se non fai fatica è segno che non ti importa". Io fatica la faccio nel mio lavoro, e tu pure, e mi impegno per garantire dei servizi degni, visto che lavoro nel pubblico. Perchè devo anche aggiungere questo sforzo per ricevere un mio diritto, che mi spetta, visto che pago un sacco di tasse ? Non iniziamo a sentirci in colpa per ogni disservizio che vediamo perchè, in fondo in fondo..., vorremmo o dovremmo piuttosto farlo noi in supplenza di chi è tenuto a farlo. Non possiamo pensare di fare tutto con l'autoaggregazione, con il volontariato. Magari facendo a meno delle istituzioni pigre. Non aspettano altro...

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    1. Penso che in effetti i temi siano due: primo esternalizzazione non vuole dire necessariamente maggiore efficienza, rapidità di risposta, snellezza. Ci stanno vendendo questa favola e finiamo per crederci. Io ho lavorato tantissimo nel privato e ora da alcuni anni anche nel pubblico. Nel mio ambito credo di vedere punti di forza e di debolezza di entrambi. Ma quello che mi fa male e mi ha fatto fare la scelta controcorrente di passare nel pubblico proprio ora che lo stanno "smantellando" è che l'esternalizzazione è stata la soluzione perchè si era incapaci di affrontare i problemi interni. E' stato più semplice e apparentemente più efficace nella riduzione immediata dei costi e delle burocrazie mettere fuori e non governare più direttamente. Senza reali meccanismi di controllo. Come se poi fosse facile governare e/o controllare quando non gestisci più direttamente.
      Secondo, io non credo che noi dobbiamo sostituirci a chi governa. Tutt'altro! Credo però che fare bene il nostro dovere nel quotidiano, essere cittadini onesti sia basilare ma purtroppo non più sufficiente. Quando vediamo il degrado e l'ingiustizia, dovremmo avere la forza di reagire, cosa che imbottigliati dentro il treno che va ad alta velocità è una vera impresa. Quasi una missione impossibile. Ma forse è arrivato il momento di esprimere maggiormente il sentimento di cittadinanza che in generale mi sembra sia stato sottoposto ad un "coma farmacologico". Non credo
      che tutto debba partire dal basso, ma i cittadini devono fare
      sentire nuovamente che la città è loro.

      Silvia

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  2. Giusto Carlo.

    Ma c'è un particolare che fa, di questo "piccolo" episodio di quartiere, una metafora calzante di quello che sta per succedere (o forse è giù successo) all'intero Paese.

    Il Parco Giochi è pubblico, si, ma è gestito da un Privato, è "esternalizzato".

    E il Privato fa il suo gioco: usa il Parco per fare il suo business e non certo avendo in cima alle sue priorità il benessere dei cittadini che lo frequentano.

    Il Pubblico cosa fa ? Fa il "regolatore", sta nel mezzo.

    E quando riceve la lettera incazzata dei genitori non ha potere effettivo ma può solo girare le lamentele al privato gestore che reagisce al minimo spostando un po' di foglie e riparando alla meglio qualche panchina.

    Regisce da privato: tenendo al minimo i costi e massimizzando il profitto.

    I Beni Pubblici devono essere gestiti BENE dal Pubblico.

    L'esternalizzazione non è la soluzione.

    La soluzione è PRETENDERE che il Pubblico funzioni bene e gestisca bene.

    Riformare l'organizzazione del Pubblico, mettere alla guida degli enti gente capace e selezionata in base al merito, avere strumenti di controllo e di trasparenza.

    Insomma ... tornare alla Italia di Mattei quando lo Stato Imprenditore funzionava bene e non sappiamo più perchè.

    Ma questa è un'altra storia...

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