sabato 21 aprile 2012

Ricomincio da 0-3


Ricomincio da tre. Diceva Massimo Troisi. “Tre cose me so' riuscite dint'a vita, pecché aggi'a perdere pure chelle? Aggi'a ricomincià da zero? No, da tre!” 

Quelle tre cose buone non valeva proprio la pena gettarle via, nel mucchio.

Io sono d'accordo con Troisi e credo che dobbiamo proprio ripartire da 3, anzi, da 0-3, e forse anche da 0-6. Intendo dire che dobbiamo ricominciare o forse proprio cominciare la rivoluzione (del nostro stile di vita, del nostro modo di pensare, di essere e di vivere in relazione) partendo dalla primissima infanzia, da quel territorio della vita in cui si struttura la personalità di coloro che, dopo vent’anni, saranno adulti.

Ho ancora nella mente quell’angolino in fondo a sinistra nell’ampia sezione della scuola dell’infanzia (allora si chiamava materna). Quell'angolino dove venivo mandata tutte le volte che le suore non accettavano i miei comportamenti. Non ricordo i pensieri che attraversavano la mia mente. Ricordo solo l’emozione, il senso di umiliazione e la riga di congiunzione delle due pareti che si incrociavano davanti a me.. 

Accanto a questa immagine ed al ricordo del riposino (vero o finto?) da consumare con la faccia sopra il banco, è forte anche l’altra emozione, quella di quando si aprivano le porte-finestre che davano sul giardino e ci “liberavano”. Quella corsa, il respiro ed il cuore in velocità, le grida dei compagni che rimbombavano nelle mie orecchie e la sensazione di gioia che mi accompagnava.

Il ricordo di quella piccola e grande umiliazione e di quella voglia di libertà sono ancora molto vive in me. 

E nella scuola di oggi che cosa accade? 
Dopo così tanti anni che cosa è cambiato? 
Possibile che gli strumenti educativi siano sempre gli stessi nonostante il mutare delle teorie pedagogiche e le incredibili scoperte delle neuroscienze ? 

Anche dopo aver scoperto che il bambino piccolissimo è già competente e sempre alla ricerca di significati, imperversa nelle scuole ancora un modello gerarchico, verticale, dove i bambini vengono modellati per adeguarsi a ciò che l’adulto ha pensato per lui. 

Le esigenze della didattica arrivano in cascata dagli ordini di scuola superiore e si insinuano pian piano anche nel mondo della primissima infanzia.

Non è facile, per chi non frequenta il mondo della scuola, comprendere le differenze. Le differenze tra i diversi atteggiamenti mentali e i differenti stili educativi che concorrono alla formazione di tipologie di individui e cittadini tra loro molto differenti.

Pensate alla maniglia della porta ad esempio. 

Ci sono servizi per bambini da 0 a 3 anni (quelli ispirati al pensiero montessoriano), dove la maniglia delle porte è posta all’altezza della mano del bambino (quindi molto in basso). Altri, invece, dove la maniglia è posta molto in alto, all’altezza della testa dell’adulto. 

Il contesto di vita non cambia. I messaggi veicolati moltissimo.

Nel primo caso sto dicendo ai piccoli cittadini della scuola che si possono muovere in uno spazio pensato proprio per loro, che possono spostarsi in autonomia e scegliere quale attività svolgere: li incentivo ad assumere gradualmente pezzi di responsabilità. 

Nel secondo caso dico alle stesse persone che da lì non si può uscire e che sono controllate continuamente perché altrimenti potrebbero avere voglia di fare cose che non devono fare.

E’ un discorso difficile da fare questo. Perché  spesso pensiamo che il buon funzionamento di un  sistema sociale si possa ottenere solamente quando ci sono imposizioni calate dall’alto ed è difficile credere che le abilità, le competenze e le responsabilità degli individui si possano affermare attraverso l’autodeterminazione.

Ricominciare da 0-3 quindi, da quell'età della vita in cui si struttura la personalità e si acquisisce anche il senso di come funziona il mondo. 

Acquisire l’idea che le cose che sono di tutti vanno trattate bene e rimesse al loro posto, perché questo significherà poi, domani, avere rispetto per i beni comuni.

L’idea che le insegnanti non devono urlare ma parlare a voce bassa e pacata, perché questo afferma il valore che non ha ragione chi urla di più.

L’idea che l’organizzazione del contesto comune (lo spazio fisico, il tempo, gli strumenti), ha - a monte - un pensiero educativo, che tiene conto delle esigenze di ogni bambino, e che cambia nel tempo al modificarsi dei bisogni e delle competenze acquisite.

In questo modo affineremo la capacità di essere attenti all’individuo e, allo stesso tempo, alla socialità senza pensare che questi interessi siano per forza contrapposti.

Se, nel contesto che mi accoglie, trovo attenzione ai miei bisogni di individuo in crescita, diventerò un adulto più attento, più sensibile a cogliere i bisogni degli altri e più rispettoso dei beni comuni.

Nessuna prova empirica e "sperimentale" di tutto ciò naturalmente. Servirebbero studi longitudinali. 

Ed anche in presenza di questi studi e di queste "prove empiriche" qualcuno potrebbe protestare: sta a vedere che tutto dipende (e solo) dall’infanzia ! 

Sembra una lettura banale e semplificante. 
E’ più facile pensare che con la crescita si maturi una personalità in autonomia, che siamo liberi di scegliere come essere e come diventare.

E’ opprimente credere al fatto di essere stati (e di essere) condizionati. 
Faticoso pensare che il nostro evidente individualismo, il nostro poco senso della collettività, possano essere determinati dalle modalità educative che sono state adottate per la nostra formazione e che vengono ancora sancite come modalità “imprescindibili” nella attuale scuola dell’obbligo.

Probabilmente, in fondo in fondo, in ognuno di noi, è sempre presente l’idea che la democrazia va bene ma fino ad un certo punto. E' ancora latente, soprattutto in Italia (non sarà un caso se il pensiero montessoriano sia riuscito ad attecchire in tantissimi paesi e non nel nostro), l’ìdea che ad un certo momento ci voglia un po’ di forza, un po' di ordine, un po' di autorità. 

Qualcuno, illuminato, che guidi tutti dall'alto

Qualcuno che sappia quale è il bene comune e ce lo imponga.

Non c'è, in fondo, tanta differenza tra il nostro sistema scolastico e il modo in cui anche noi cittadini-adulti veniamo governati.

O sbaglio?

Silvia.

1 commento: