domenica 6 ottobre 2013

Il bilancio del pareggio (di bilancio).


Come tutti sappiamo, l'Europa ha recentemente imposto agli Stati membri il raggiungimento del Pareggio di Bilancio e l'Italia ha recepito questo vincolo (esterno) in maniera molto forte adottando una norma di rango, addirittura, costituzionale.

Questa è una fonte ufficiale:


http://leg16.camera.it/465?area=1&tema=496&Il+pareggio+di+bilancio+in+Costituzione

Per capire come funziona e cosa implica l'adozione della politica del Pareggio di Bilancio dobbiamo prima di tutto cercare di capire che cos'è il Bilancio dello Stato almeno per i suoi elementi essenziali.

Il Bilancio (B) dello Stato può essere rappresentato nel modo seguente:

B = T - S - I

dove

T sono le entrate fiscali (le tasse)

S è la spesa pubblica cioè tutto quello che lo Stato centrale e le Pubbliche amministrazioni spendono per il proprio funzionamento.

Per semplicità includiamo nella spesa S anche gli investimenti (pubblici).

I è la spesa per interessi sui titoli del Debito Pubblico già collocati (il cosiddetto "servizio del debito" che, in Italia, ha raggiunto la incredibile cifra di quasi 90 miliardi di euro all'anno).

Ora introduciamo la grandezza P che misura il PIL (Prodotto Interno Lordo) e cioè il reddito complessivo che tutto il sistema-Paese produce in un anno.

Possiamo ricondurre al PIL tutte le grandezze che compongono il bilancio.

Ad esempio possiamo esprimere le entrate fiscali T come una percentuale (p) del PIL:

T = pP

e diciamo che la percentuale p rappresenta la "pressione fiscale" cioè la quota della ricchezza prodotta ogni anno da tutto il Paese che viene "sottratta" dallo Stato per coprire i suoi costi di funzionamento e pagare gli interessi ai propri creditori.

La spesa per interessi è esprimibile come una percentuale d del Debito Pubblico cioè:

I = dD

dove il coefficiente d rappresenta il tasso di interesse medio dell'intero stock di debito accumulato negli anni.

Più è alto l'ammontare totale del debito D e più è alto il tasso di interesse medio (d), maggiore sarà la spesa annuale per interessi e quindi maggiore la quota delle entrate fiscali che deve essere destinata al pagamento degli interessi.

Introduciamo ora il famoso rapporto Debito/PIL (rapporto che, per l'Italia, ha raggiunto e superato la quota del 127%) e lo indichiamo con la lettera 'e':

e = D/P

da cui:

D = eP

e quindi:

I = deP


Con queste banali trasformazioni riscriviamo ora l'equazione del Bilancio:

B = pP - S - deP = (p - de)P - S

E imponendo il vincolo del Pareggio di Bilancio

B >= 0
 
otteniamo

S <= (p - de)P
 
Una semplicissima equazione che esprime in modo evidente un concetto altrettanto semplice:

imporre il pareggio di Bilancio equivale ad imporre un limite superiore alla Spesa Pubblica rispetto al PIL in determinate condizioni di indebitamento (e), tassi di interesse (d) e pressione fiscale (p).

Quindi, se crolla il PIL anche per motivi esogeni - e il PIL, dal 2008 ad oggi, è crollato a causa del terremoto finanziario scoppiato negli USA e poi trasferito in Europa - deve necessariamente crollare anche la Spesa Pubblica per poter mantenere il bilancio in pareggio.

Se il PIL crolla e vuoi mantenere il vincolo del pareggio di bilancio e vuoi cercare di mantere (anche) gli stessi livelli di spesa (e cioè lo stesso livello di servizi e investimenti pubblici) puoi provare a lavorare sul coefficiente

( p - de )

per cercare compensare la diminuzione di P.

Vediamo se è possibile.


Per aumentare il valore del coefficiente lo Stato può fare queste tre cose:

A) aumentare la pressione fiscale (p) 

oppure

B) ridurre il rapporto debito/pil (e) 

oppure

C) ridurre i tassi di interesse (d) sui propri titoli.

Ma, purtroppo, nessuna delle tre opzioni è oggi praticabile perchè:

A) La pressione fiscale è già ai massimi storici e si può solo guadagnare qualche altra frazione di punto comunque incidendo negativamente sul PIL a causa della conseguente riduzione dei consumi.

B) Il rapporto debito/pil è un dato strutturale di lungo periodo che non si può aggredire nel breve termine a meno di non iniziare a svendere il patrimonio dello Stato a tappe forzate, liquidare gli assets strategici e, con il ricavato, estinguere porzioni rilevanti dello stok di debito (lo puoi fare, ma ci vuole tempo e comunque ti privi per sempre di pezzi importanti di patrimonio e del reddito che questi "pezzi di patrimonio" potrebbero generare se correttamente valorizzati)

C) Il tasso medio di interesse sul debito pubblico è - da tempo - una variabile completamente esogena e totalmente fuori dal controllo dello Stato il suo valore essendo fissato esclusivamente dalla dinamica dei cosiddetti "mercati" finanziari (in Italia è così dal 1981 da quando, cioè, si è consumato il cosiddetto "divorzio" tra Tesoro e Bankitalia e quest'ultima ha smesso definitivamente di acquistare titoli di stato sul mercato primario e quindi ha smesso di calmierare i tassi di interesse che, da allora, vengono stabiliti solo dai privati investitori)

Quindi non possiamo fare nulla

per rispettare il "patto d'acciaio" del Pareggio di Bilancio - come ci impone l'Europa del vincolo esterno - quando crolla il PIL noi dobbiamo far crollare anche la Spesa.
 
Ma a questo punto a me viene una domanda, e forse viene anche a voi:

Ha senso imporre il pareggio di bilancio in una congiuntura economica che sta provocando il crollo verticale della ricchezza prodotta dalla Nazione ?

Non dovremmo, invece, adottare una politica diametralmente OPPOSTA proprio per contrastare il ciclo e sperare di invertire la tendenza ?

Cioè, non dovremmo contrastare il crollo del PIL con maggiore Spesa e maggiori Investimenti (anche a deficit !) e tenere alto il livello dei consumi interni e quindi la produzione industriale e l'occupazione ?

Non lo so, io non sono un economista di professione ma solo uno che cerca di capire con la sua testa mettendo assieme le informazioni che sono alla sua portata ... ma ...

a me il Pareggio di Bilancio, in piena crisi economica, sembra pura FOLLIA e mi chiedo a chi convenga veramente e perchè prima di adottare supinamente una politica così restrittiva e suicida, non è stato promosso - nel Paese - un confronto democratico a tutti i livelli possibili.

Sandro.

2 commenti:

  1. Per completare il ragionamento.

    Io penso che bisognerebbe adottare un principio diametralmente opposto che chiamerei SPAREGGIO di bilancio autorizzando lo Stato a spendere DI PIU' (anche alzando il deficit oltre la soglia mitologica del 3%) proprio quando il PIL cala e cioè quando famiglie e imprese, da sole, non ce la fanno a tener su l'economia del Paese.

    E, ovviamente, adotterei una politica più restrittiva e austera (3%) solo quando il PIL cresce e l'economia nazionale sta in piedi da sola.

    Quandi le "vacche sono magre", insomma, lo Stato non può imporre una ulteriore cura dimagrante. Al contrario deve spendere (investire) per curare le "vacche" e ritrovare la via della crescita.

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  2. Consiglio a tutti la lettura dell'illuminante e sconvolgente saggio del prof. Giuseppe Guarino http://www.giuseppeguarino.it/app/download/5793614972/UN+SAGGIO+DI+VERITA%27+SULL%27EUROPA+E+SULL%27EURO.pdf

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