lunedì 6 maggio 2013

La rinascita della sinistra: realtà o utopia ?


Questa scena del film "la meglio gioventù" (il riferimento a questo post inizia al minuto 3,35, per l'esattezza) di Marco Tullio Giordana, che invito a riguardare essendo senza dubbio uno dei più bei film italiani degli ultimi anni, a mio parere illustra bene la crisi della "sinistra" italiana, che non sembra più in grado di trovare delle risposte e proporre delle concrete alternative al dilagare dello strapotere di questo neoliberismo senza freni. Dove il "mercato globale"  e soprattutto la "finanza senza freni" azzerano ogni valore etico, dettano le regole agli Stati stabilendo quali sono quelli che possono o devono fallire, quali industrie devono chiudere lasciando a casa tantissimi lavoratori e trascinando nella disperazione migliaia di famiglie. E' questo imperante concetto di Crescita senza limiti e spesso senza regole che toglie, di fatto, il valore al "lavoro", che è da sempre il cardine su cui si sono basate le civiltà nella storia, frustrando le speranze di tanti giovani seri, capaci e preparati che non riescono a trovare spazi di lavoro. Al contrario invece alimenta le fortune di avventurieri senza scrupoli che si arricchiscono muovendosi nei meandri del mondo virtuale della finanza, dei titoli "drogati", senza provare il benché minimo imbarazzo per gli impatti che le speculazioni finanziarie producono sui cittadini.

Guardiamo bene questa scena. Si vedono tre giovani uomini, il protagonista principale del film, Nicola Carati (impersonato dall'attore Luigi lo Cascio) e due suoi amici da tanti anni, Carlo e Vitale, esponenti (da giovani) della sinistra extra-parlamentare, attiva negli anni '70. Vitale, l'amico siciliano, è l'operaio, quello che non ha studiato, che racconta ai due amici di essere stato messo in cassa integrazione dalla FIAT.  Nicola è l'eroe positivo della storia, lo studente di medicina, il giusto, che lotta per migliorare il mondo con le armi dell'onestà e della competenza. Con i suoi ideali e il suo impegno però, purtroppo, è stato incapace di aiutare le persone che ama di più: la moglie lo lascia e diventa una terrorista delle BR, e soprattutto suo fratello, Matteo, addirittura si toglie la vita per una manifesta incapacità di vivere. Luigi vive quindi un doppio dramma, personale e politico: la sua voglia di migliorare il mondo, aiutare le persone, non gli è sufficiente per contrastare le negatività della vita. A cosa servono le sue buone idee se non riesce ad alleviare le pene neanche delle persone a lui più care ?

Il terzo della scena è Carlo, il più intellettuale di tutti, anche lui, come detto, con un passato di sinistra extra-parlamentare e che adesso è divenuto un perfetto borghese e ha rivisto parecchio le sue posizioni, anche se manifesta in certi atteggiamenti ancora una forte malinconia per quel suo passato caratterizzato da una grande voglia di cambiamento, che ora gli appare solo un ricordo. Lavora in Banca d'Italia, ha un posto importante e che diverrà anche più importante negli anni successivi, e comincia a rendersi conto, amaramente, che il mondo sta transitando verso una deriva neo-liberista, con il mercato che si sta facendo sempre più "globale" e che ha come unica regola il "profitto", piuttosto che il rispetto per il lavoro delle persone. 

Siamo all'inizio degli anni '80, la svolta della Bolognina che sancì la fine del PCI non era ancora giunta, e già le prime avvisaglie che il mondo stava modificandosi erano già arrivate, con la conseguente crisi del mondo del lavoro che si sarebbe acuita durante gli anni '90 e in quelli successivi. Già in quegli anni si iniziava a parlare di mercato globale, e nella scena Carlo ne fa esplicito riferimento, che metterà in crisi la vecchia industria che sopravviverà fino a metà degli anni '80 per poi iniziare a sfaldarsi nei decenni successivi (vedi qui per un approfondimento). Si legge, nel documento della Banca d'Italia a cui si fa riferimento: "... nel corso degli  anni ’90 il mondo è mutato in modo radicale, si sosteneva, sia nelle tecnologie dominanti sia nell’estensione dei mercati; il nostro sistema produttivo, dominato da imprese piccole, statiche, tradizionali e familiari, si era adattato a sopravvivere nel vecchio mondo degli anni ’70 e ’80 proprio grazie a quelle caratteristiche, ma ora incontra crescenti difficoltà a reggere la competizione in un contesto digitalizzato e globalizzato, in cui grande dimensione, complessità, capacità innovativa sono essenziali per sfruttare i guadagni di efficienza offerti dalle nuove tecnologie e affermarsi su mercati lontani ".

Nella scena, quando l'operaio Vitale informa gli amici che la FIAT lo sta per licenziare, ottiene da loro, sostanzialmente, due incomprensioni. Il protagonista del film, l'idealista Nicola, si ribella contro questa ingiustizia, non si spiega, lui così progressista, bempensante, coma possa accadere una cosa del genere. Però, nel concreto non ha risposte da dare all'amico, in realtà non sa proprio cosa dire e allora si rivolge all'amico "Intellettuale", a Carlo, il futuro "potente", quello che lavora con i banchieri, e gli chiede cosa si può fare per risolvere il problema del comune amico operaio. Ma Carlo appare addirittura quasi infastidito dall'incalzare di Nicola. E con fare distaccato, imbarazzato, spiega che la FIAT è in perdita, non regge ai nuovi mercati, e gli operai non possono fare nulla per modificare questo trend. In sostanza non si "arrabbia", come avrebbe fatto da giovane, vedendo quell'ingiustizia che sta di fronte ai suoi occhi, ma al contrario cerca delle giustificazioni "alte", parla di economia e di mercato globale, di nuovi processi industriali calati sulle teste dei lavoratori impotenti, che rendono quasi... giustificabile quella scelta della FIAT. C'è imbarazzo palese nel suo comportamento; Carlo si rende conto di non aver dato alcuna risposta giusta al suo amico operaio, che forse si aspetterebbe di più da lui, dall'intellettuale amico ex-comunista, che da giovane si riempiva la bocca con i concetti di giustizia, di lavoro...Ma oltre all'imbarazzo non manifesta altri sentimenti nè osa dare altri suggerimenti. La perdita del lavoro è una conseguenza inevitabile della modifica della società. Voluta da pochi uomini contro moltissimi altri uomini. Carlo queste cose le sa, ma lo stesso tace.

In sostanza emerge un quadro abbastanza desolante. 

Nella sinistra "tradizionale" da una parte ci sono i "concreti", i "professionisti" dell'economia e della politica, venuti su da giovani con il sacro fuoco degli ideali marxisti, e che hanno capito (e/o deciso di accettare) che è una gara persa combattere contro questo mondo globalizzato, dove regna il finanz-capitalismo che usa le persone come strumenti. E quindi hanno deciso di accettare questo dato di fatto tentando, al massimo, di inserire qualche pillola di saggezza (mi verrebbe da dire, di sinistra) all'interno delle dinamiche del "profitto", per alleviare le tribolazioni delle classi sociali più basse. E' il massimo che possono fare per non rinnegare il loro passato di "sinistra", dopo tutto.

Dall'altra parte ci sono invece gli idealisti, i "puri", quelli che sognano un mondo "giusto", dove il mercato non può essere l'unico "driver" della società, e sognano ancora una terra con più eguaglianza, con meno poveri e con uno "spread" tra le classi sociali meno ampio. Purtroppo per loro però non sanno assolutamente come fare. In diversi anni di "revisionismo" non hanno saputo produrre un progetto di politica economica concreto, alternativo al neoliberismo. Ci hanno provato ?  Forse si, ci avranno anche provato, ma la società sempre più opulenta li ha impigriti, imborghesiti, e ha annacquato le loro idee di cambiamento, facendoli annegare in un benessere di facciata che non ha  però azzerato il loro senso di colpa. In sostanza, si compiangono. Sono delle bravissime persone ma rappresentano un passato che non potrà esistere più. 

In mezzo a questi due "fronti" contrapposti esiste una marea di sfaccettature o interpretazioni diverse all'interno delle quali naviga il moderno e disorientato uomo "di sinistra". Ma queste modalità diverse di interpretare la moderna sinistra non hanno (o hanno avuto fino ad oggi) alcun ruolo positivo, al contrario sono solo servite a far crescere la confusione e le divisioni (laceranti) interne. 

Forse è tempo che si dia il via ad una riflessione profonda, interna alla sinistra, iniziando una fase di studio dalla quale possa nascere una nuova idea di società, di economia, per la quale vivere e combattere. Con delle "ricette" concrete di politica economica, però, con delle strategie chiare di politica internazionale, che rilancino anche la dignità del nostro essere "italiani" creativi nel palcoscenico europeo, dove da troppi anni siamo più o meno considerati come dei "mezzi" cittadini, per non dire di peggio.

A mio avviso, per far rinascere queste nuove idee, questa "nuova sinistra", non serve la ribellione cieca, non serve la rivoluzione dissennata che produrrebbe una nuova era della tensione, analoga o peggiore di quella degli anni '70. Serve, al contrario, una rivalutazione della forza della ragione, che ci permetta di coniugare la modernità del mercato globale con la dignità degli uomini, che non può essere mai e in alcun modo calpestata. 

Io credo che sia necessario provarci, ma ci vorrà una grande pazienza e dedizione, che devono però essere sempre sostenute da un forte ideale di giustizia, che deve rimanere sempre acceso, qualunque sia lo schema di economia o di società che si vorrà proporre.
Di nuovo il sogno che alimenta le idee. E' un concetto già espresso, ma bisogna ribadirlo e convincersi che l'utopia può anche diventare realtà, a volte, se lo si vuole. La realtà di una "Nuova Sinistra" che sappia rinascere, forte e vigorosa, dalle ceneri in cui si trova adesso.


Carlo

1 commento:

  1. La sinistra italiana può rinascere solo se smette definitivamente di mentire alla sua "base" di elettori o potenziali elettori.

    Ha mentito negli anni 50-70 sul comunismo (reale) continuando a nascondere o minimizzare la vocazione oligarchica di un regime che si presentava alle masse come il difensore degli ultimi e degli oppressi.

    Ha mentito dal 1989 ad oggi sostituendo all 'utopia comunista una (ben più tragica) utopia europeista "ingenu" acritica e dogmatica e, di nuovo, a forte vocazione oligarchica.

    Sarò più esplicito: la sinistra italiana rivendica orgogliosamente il grande "successo" di aver portato l'Italia nell'euro. Eppure (e non da ieri, ma dagli anni '60) i più grandi econimisti e premi nobel mettono in guardia la classe politica circa i rischi sociali ed economici delle unioni monetarie realizzate senza soddisfare le condizioni necessarie al loro corretto funzionamento (vedi teoria delle Aree Valutarie Ottimali).

    Il rischio di una unione monetaria "contro natura" è quello di rendere fragile l'economia reale sottostante alimentando squilibri nelle bilance dei pagamenti e flussi incontrollati di capitale e scaricando i costi delle crisi solo sui salari reali e sul lavoro.

    La sinistra italiana sapeva (e sa) eppure ha mentito (e mente ancora) alla sua base.

    Crederò alla rinascita della sinistra quando inizierò a sentire parole di veritá e l'ammissione completa degli errori commessi e delle menzogne dette nel recente passato sopra la nostrs pelle.

    Vogliamo parlare anche del sostegno al governo monti e del voto acritico e disinformato a trattati come il MES e il FiscalCompact ?

    Anche in questo caso: menzogne e deriva oligarchica.

    Sinistra deriva...

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