venerdì 5 ottobre 2012

Presente senza futuro: la Storia "non" siamo più noi...


Questi che viviamo sono momentacci, amici di Piazzaverdi. E' un dato di fatto. 

Non è la prima volta, per altro, che nel nostro Paese si parla di "ruberie", di scandali, di perversioni varie, di  mancanza di un'etica, di una morale. O anche, solo, di una...estetica. Si, perchè leggere di esseri umani che si vestono da maiali e fanno feste con argomento "la cacca", è segno di mancanza di..."estetica", dopo tutto.

La storia si ripete, si potrebbe dire. Leggo, ad esempio da wikipedia,  che tra le cause della caduta dell' Impero Romano d'Occidente, si possono considerare: "......la perdita di coesione sociale, dovuta all'enorme squilibrio nella distribuzione della ricchezza: lusso eccessivo per pochissimi privilegiati e povertà estrema per la grande massa dei contadini e del proletariato urbano; la mancanza di consenso nei confronti del governo centrale, causata anche dalla degenerazione burocratica: da una parte corruzione sistematica, dall'altra eccessivo peso fiscale che finiva per gravare sui ceti meno abbienti ".

E' storia del 476 dopo Cristo, ma sembra di leggere la storia di oggi...

In genere, quando ci si rende conto che sta per cadere un sistema di potere, si fa fatica a capire se ci sia una via d'uscita, per impedire che questo accada. Però stavolta questa sensazione è più forte che in passato. Ad esempio, ai tempi di "Mani pulite",  come ha scritto bene Silvia, pur essendoci la consapevolezza che vi fosse corruzione diffusa, c'era ancora un'altrettanto forte convinzione che la "Politica" dovesse avere ancora un ruolo, che fosse ancora importante, perchè aveva "...come fine il bene non solo dei governanti, ma anche dei governati" . La Politica era cioè considerata ancora come "..una dimensione naturale dell'uomo, la sola che può garantire le condizioni per far realizzare la pienezza della vita umana".

Non saprei dire se anche stavolta ci sia questa percezione. E quindi, forse stavolta più che in passato, la sensazione di NON saper trovare una via d'uscita alla Crisi appare più reale. 

Se la Politica deve fare il bene dei governati, oltre che dei governanti, dovrebbe avere dei "progetti" alti. Perchè è solo con i "progetti alti" che si può intravedere la via d'uscita. Attraverso reali proposte di cambiamento radicale o, per dirla con il linguaggio del marketing, di un radicale reengineering dei "processi" di sviluppo, dell'economia, delle relazioni sociali, di un Paese.

Ogni processo di reengineering prevede, nessariamente,  una fase di analisi delle cause e una modifica delle stesse, se sono quelle cause a determinare le crisi. Non è possibile che una crisi si possa solo superare minimizzando i danni (o tentando di farlo).Tanto più se le Crisi sono cicliche a causa di instabilità endogene, come bene ha spiegato Sandro in questo suo post.

E' un dato di fatto, abbastanza incontrovertibile, che sia questo "strapotere" dei mercati, guidati solo dal pensiero unico "neo-liberista" che non ha più alcun contrappeso, ad aver determinato questo stato di cose. Eppure, pur constatando che la causa principale è questa, la discussione politica non è quasi mai centrata su come si "potrebbe" modificare questa causa. Al contrario, si dà vita a "barriere" (l'ESM, ad esempio) per minimizzare i danni, che, tra l'altro, nel momento stesso che si costruiscono si dubita della loro stessa efficacia (la stessa Banca d'Italia ne dubita !). 

Si parla della mancanza di una reale coesione politica dell'Europa, che sarebbe l'elemento essenziale per garantire anche l'utilità di una moneta unica a baluardo della speculazione, ma non si opera in alcun modo, nei fatti, per costruirla. Al contrario, sembra ogni giorno più evidente che l'abbandano, o anche solo la mitigazione, del concetto di "sovranità" nazionale, a favore di un concetto di reale sovranità europea, sia essenzialmente un'utopia a cui non crede nessuno, in verità.

Essendo il sottoscritto uan persona che si ritiene "razionale", trovo stravagante che grandissimi "pezzi" di popolazione, rappresentati da una Politica stracciona, non affrontino mai il problema di agire sulle cause, ma al contrario pensino sempre e solo a ridurre gli effetti. In realtà, sembra proprio che si sia smesso anche solo di ipotizzare un possibile cambiamento, e tutti si stia, chi più chi meno,  pascolando pigri nel prato "grigio" di un "presente" pieno di finte e poco durature certezze.

E' come se fossimo tutti stati "narcotizzati", come se qualcuno ci abbia detto che è inutile anche solo pensare di poter modificare qualcosa e che è invece molto meglio cogliere ogni possibilità, adesso, per raggiungere una felicità apparente e, ahime, fugace. Perchè la paura del domani ci fa vivere ogni minuto di questo presente come l'ultima..."chance": il futuro non conta, nè il nostro nè quello dei nostri figli. O ADESSO, o mai più...

E allora, non ci stupiamo più di tanto della corruzione, delle ruberie, delle porcherie...Perchè, chi può e non ha dalla sua un'etica, direi ex-ante, di comportamento, imparata dai genitori, e quindi dei "valori" veri che lo guidino nelle scelte della vita, cerca di acchiappare quello che può subito, adesso. Perchè il futuro potrebbe non esserci.  "...del doman non v'è certezza", diceva Lorenzo dei Medici, nella "canzone di Bacco", dopo tutto...

Vivere, quindi, un eterno presente. Senza futuro.

Ma cosa è una vita senza futuro ? Come è stato possibile che grandi "pezzi" di società siano diventati così "depressi", così "senza speranza"  da poter ritenere che sia inutile, o quantomeno illusorio, avere progetti a medio-lungo, e quindi lottare per realizzarli, e al contrario sia molto più utile vivere un eterno day-by-day pieno di piccole certezze, di apparente potere e di "nevrotica" serenità ?

Ma è diventato questo il senso della vita ?

Come avrebbero potuto, i nostri nonni, ricorstruire un paese distrutto dalla seconda guerra mondiale se avessero avuto un "karma" del genere, come faro dell'esistenza ? O non è stata invece proprio la "speranza" a guidarli nella lotta per ottenere, per loro ma soprattutto per i loro figli, una vita e un futuro migliore di quanto fosse stato il loro passato ? 
Come possiamo fare per tornare ad essere protagonisti della nostra storia ?

Francesco de Gregori scriveva queste cose, qualche tempo fa, quando parlare di "valori" non era "peccato":


La storia siamo noi, nessuno si senta offeso,
siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo.
La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso.
La storia siamo noi, siamo noi queste onde nel mare,
questo rumore che rompe il silenzio,
questo silenzio così duro da masticare.
E poi ti dicono "Tutti sono uguali,
tutti rubano alla stessa maniera".
Ma è solo un modo per convincerti a restare chiuso dentro casa quando viene la sera.
Però la storia non si ferma davvero davanti a un portone,
la storia entra dentro le stanze, le brucia,
la storia dà torto e dà ragione.
La storia siamo noi, siamo noi che scriviamo le lettere,
siamo noi che abbiamo tutto da vincere, tutto da perdere.
E poi la gente, (perchè è la gente che fa la storia)
quando si tratta di scegliere e di andare,
te la ritrovi tutta con gli occhi aperti,
che sanno benissimo cosa fare.
Quelli che hanno letto milioni di libri
e quelli che non sanno nemmeno parlare,
ed è per questo che la storia dà i brividi,
perchè nessuno la può fermare.
La storia siamo noi, siamo noi padri e figli,
siamo noi, bella ciao, che partiamo.
La storia non ha nascondigli,
la storia non passa la mano.
La storia siamo noi, siamo noi questo piatto di grano.


Fa piangere ? A me, si.

Carlo.

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