martedì 14 agosto 2012

C'è di mezzo il mare


Anche quest’anno, finalmente, è arrivato il momento della partenza. 

In realtà ormai lo sai. Le ferie sono un miraggio, tanto ambito quanto destinato a trascorrere troppo velocemente, oppure  a tradire, inesorabilmente, le attese. 

Eppure, anche quest’anno, con l’aria di crisi che si respira palpabilmente, non puoi fare a meno di pensare che è arrivato il tuo turno di staccare dall’ingranaggio.

Partenza intelligente. Non è facile. Siamo tutti troppo intelligenti ormai. Trovare l’orario giusto è come risolvere il più difficile dei rebus.  Così tanto vale mettere in conto la tua coda ed accettare l’inevitabile.
 
Finalmente raggiungi la tua mèta. Guardi il tuo nuovo alloggio. Chissà perché, appena lo vedi, sembra sempre così diverso dalla foto che avevi visto su internet, e la tua casa ti torna alla mente come un luogo ampio e pieno di confort. Ma la vacanza deve essere in un posto spartano: è questo che la rende così ambita, c’è un maggior contatto con la natura e molti dei tuoi elettrodomestici, dopo un po’, sembrano molto meno necessari di quanto non ti sembrino nella quotidianità.
 
Sfasci i bagagli. Provi a trovare il posto per la quantità industriale di magliette che hai portato. Forse hai esagerato, ma non è facile intuire quante cose ti saranno necessarie fino a che non lo sperimenti. Così metti tutto dentro l’armadio, qualcosa la ritroverai solo il giorno della partenza, ma alla fine tutto sembra nuovamente al suo posto. Un nuovo equilibrio.
 
Respiri l’odore dell’aria di mare, piuttosto diversa dall’odore che senti quando esci da casa tua in città. E già questo ti fa stare bene. 

E’ vero, stare in mezzo alla natura sembra sollecitare parti di te rimaste nell’ombra, nascoste da chissà quanto. Eppure rilassarsi non è così semplice.  Chi ha bimbi piccoli fatica ancora di più. Si sentono pianti ed urla: "ti ho detto che in vacanza non devi scappare come fai sempre, hai capitoooo?", o "ti ho detto che in vacanza, quando non c’è tuo padre, mi devi ascoltare il doppiooo!", o ancora “-Stai calmo- al papà non lo dici, ci siamo intesiii?”

Insomma i problemi del quotidiano traslati in un altro contesto tanto da rendere lo stesso quasi una variabile non significativa sulle relazioni. Ci vuole più tempo per staccare e non tutte le dinamiche sono destinate a migliorare…

Prepari la borsa da mare e la borsa per i tuoi figli. Stracolme entrambe di costumi di ricambio, asciugamani, creme di diversa protezione, libri da leggere, acqua, pinne, maschera, occhialini, racchettoni, carte da gioco.  Così un po’ appesantita ti avvii verso la spiaggia.

Ahh… finalmente. Che bello ! 

Se il mare ha un colore che ti piace, parte del tuo stress decide di lasciarti. Vedere la natura incontaminata è un piacere ancestrale, che stiamo perdendo. Ti congratuli con te stesso per la scelta. Se invece il mare è più simile ad un fiume fangoso, pensi che anche quest’anno di bagni ne farai pochi e frequenterai prevalentemente la piscina.
 
Ti stendi sulla sdraio, ti rilassi, fai per chiudere gli occhi e senti: "Signora, braccialetti, orecchini, no caro, no caro?". Ti alzi. Vedi il ragazzo indiano pieno di borse e bigiotteria e rispondi "no grazie, non mi servono". Lui insiste un po’, anche tu controinsisti. E vi salutate. Lo vedi allontanarsi. Pensi che non deve essere facile, con questo caldo, camminare completamente vestito e pieno di pesi. 

Questo ti fa sentire un po’ in colpa. Ma ti risdrai. Passano dieci minuti e senti una nuova voce: "asciugamani, belli, poco prezzo". Riapri gli occhi. Questa volta il ragazzo è africano. Stracolmo di asciugamani in entrambe le spalle. "Grazie no". Fai il gesto di no con la mano. Il ragazzo non insiste e si allontana. 

Ti guardi attorno. Molte persone non rispondono neanche. C’è chi comincia ad innervosirsi. "In certe spiagge non li fanno entrare, non potrebbero". C’è  chi tratta al ribasso inverosimile: "non sono originali, non ti do più di 5 euro per questi occhiali", "no, io pagato 25 euro"

Pensi che la vacanza sarà minata da questo bagno di realtà. Tu sei lì sulla spiaggia, in costume, a prendere il sole, attraversata da un flusso di persone provenienti dai paesi più poveri del mondo che ti ricordano che il mondo è diviso in due e che a te è andata bene. 

Invece dopo qualche giorno, ti abitui. Impari a pensare che sia inevitabile ed inesorabile. Questo flusso è troppo grande e complesso perché il singolo individuo possa fare qualcosa. Come molte volte, anche in questo caso, sembra che la responsabilità sia troppo complessa da individuare e non ti resta che seguire l’onda.

Fino a che, un giorno, succede l’imprevisto che ti riscuote nuovamente. 

A fianco a te. una coppia italiana con due bimbi di colore (sudamericani) adottati. Parlano piuttosto bene l’italiano, la loro lingua madre è lo spagnolo del resto. 

Ecco passare di nuovo il ragazzo africano con gli asciugamani. Si avvicina ad uno dei due bimbi, forse per salutarlo. Il bimbo abbassa lo sguardo, fa no con la piccola mano e dice "non ci serve niente, grazie". Il ragazzo africano è sconcertato, lo guarda e gli dice "ma cosa dici fratello?". Attimi di silenzio imbarazzante. Poi il ragazzo si allontana. 

Tutti restiamo con interrogativi più profondi in testa. Quando senti che gli altri siamo noi, non si riescono più a dissociare le emozioni così facilmente. 

Fai un respiro profondo e riprendi a guardare il mare...

Silvia.

1 commento:

  1. Ancora un pò, Silvia, e l'abbrutimento sarà tale che non sapremo più emozionarci.
    Ps. Bello il tuo post!

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