martedì 14 agosto 2012

Tra il dire e il fare



Analisi, sempre analisi.

Studiare, capire, comprendere. 

Leggere i fatti, interpretarli, metterli in fila. Collegarli.

Poi leggere i commenti degli altri sugli stessi fatti, e i commenti dei commenti.

E aggiungere i nostri commenti in attesa di un nuovo commento.

Un lavoro faticoso, difficile, senza fine.

Il web rende tutto più veloce e riflette i segnali come in una stanza con le pareti a specchio. Ci mette a disposizione, senza sforzo, tutte le analisi dei migliori analisti del mondo e ci consente di immettere nel flusso anche le nostre analisi.

Così passiamo il nostro tempo ( libero ? ) a cercare di capire e a dire agli altri cosa abbiamo capito.

Ecco ora abbiamo capito, ora sappiamo, ora abbiamo analizzato abbastanza.

Abbiamo messo a fuoco gli errori, le cose da cambiare, le cose che non vanno.

Ma la nostra vita rimane sempre la stessa e il tempo passa.

Non riusciamo a fare, non riusciamo a costruire.

Riusciamo solo a dire.

E tra il dire e il fare c'è di mezzo un mare sempre più grande e profondo.

Un oceano infinito.

E quanto più capiamo tanto meno facciamo.

L'eccesso di informazione e di comprensione, l'eccesso di analisi, anzichè alimentare un desiderio alla azione, alla reazione, al cambiamento costruttivo e, perchè no, anche alla lotta, ci conduce invece in uno stato di dipendenza sempre maggiore dalla informazione, dal maggior approfondimento, dal maggior dettaglio.

Non sappiamo mai abbastanza per poter iniziare a fare qualcosa.

Non sappiamo mai abbastanza per iniziare a costruire qualcosa di nuovo nelle nostre vite di relazione, nella nostra vita sociale.

Così viviamo come il sistema vuole che viviamo, senza protestare.

Svolgiamo ogni giorno il nostro ruolo di agenti economici rispettando le regole che altri hanno progettato per noi e che a noi non vanno più bene e che ora sappiamo anche perchè non vanno bene.

Forse è arrivato il momento di fare uno scatto: spegnere il computer, prendere in mano la cazzuola e i mattoni e, assieme a qualche altro amico, iniziare a costruire una nuova casa comune definendo il progetto mano a mano che, con pazienza e fatica, si tira su la prima parete.

Amici, voi che dite ?
 
Sandro.


1 commento:

  1. Oggi in tempo reale posso parlare con la mia ex-vicina di casa che se n'è andata fino a Melbourne, il tutto con pochi euro e pochi click. Economico, semplice, veloce. Forse troppo veloce.
    L'informazione e la comunicazione globalizzata hanno cambiato il mondo, hanno cambiato il nostro modo di vedere le cose, di lavorare, di pensare ad un'amico lontano. Ma poi come in tutte le cose c'è l'aspetto negativo, la controindicazione della medicina, il retro della medaglia. La sera mi siedo al computer e "mi collego" col mondo che in realtà è fuori dalla mia stanza, oltre quei cavi che mi portano internet comodamente sullo schermo del mio pc. E' un pò un'alibi che ci creiamo tutti quanti...forse per vedere, leggere, analizzare, commentare e non fare niente, come giustamente dici tu. La mattina mi alzo e faccio colazione con dei biscotti, di cui non nomino la marca, ma sulla cui confezione c'è scritta una bella frase: "appena sveglio prenditi il tuo tempo per fare colazione davanti a qualcuno e non davanti ad uno schermo"...credo sia una frase semplice ma che colga in pieno lo spirito di questo post
    Marta

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