Abbiamo più volte scritto in questo blog quanto oggigiorno la parola "Crescita" rappresenti un dogma, un postulato, sul quale c'è totale condivisione e poca discussione critica, almeno sui più grandi mezzi di comunicazione di massa (TV, grandi giornali...).
Sul fatto che "Crescita" non equivalga necessariamente a "benessere" per una vastissima fascia della popolazione c'è in verità molto meno dibattito, anche se tale realtà è nota a molti. Crescita del PIL non vuol dire benessere generalizzato, ma, al contrario, aumento dello "spread" (per usare una parola di moda...) tra ricchissimi (pochi, pochissimi...) e poverissimi (sempre di più...) del mondo.
Sul fatto che "Crescita" non equivalga necessariamente a "benessere" per una vastissima fascia della popolazione c'è in verità molto meno dibattito, anche se tale realtà è nota a molti. Crescita del PIL non vuol dire benessere generalizzato, ma, al contrario, aumento dello "spread" (per usare una parola di moda...) tra ricchissimi (pochi, pochissimi...) e poverissimi (sempre di più...) del mondo.
Tale Crescita è assicurata da quella che il sociologo Luciano Gallino chiama le "macchine sociali", cioè le grandi organizzazioni gerarchiche che usano le persone alla stessa stregua di "componenti" o servo unità. Tra queste mega-macchine, spicca il "finanzcapitalismo" che si è sviluppato negli ultimi anni al solo scopo di accumulare e prelevare tutto il valore estraibile dal maggior numero possibile di essere umani. La macchina del finanzcapitalismo ha superato anche il capitalismo industriale ed ha ormai raggiunto una componente planetaria, grazie alle telecomunicazioni, ad internet, in una parola, alla globalizzazione.
Interessante che si parla di estrazione del "valore" e non di produzione del "valore", che è cosa assai diversa. Nel finanzcapitalismo non esistono più le "merci" da produrre per ottenere dei profitti, come accadeva e accade nel capitalismo tradizionale. Quel capitalismo era, ed è, basato sull'investimento, sulla produzione di "merci" e sulla loro successiva vendita al fine di procurare un "utile".
Oggi la produzione è passata in secondo piano, la merce è sparita, in realtà, dal palcoscenico. Il capitale immesso viene fatto "girare" con l'unico scopo di produrre un utile maggiore, grazie ai meccanismi speculativi, senza la necessità di produrre e vendere alcunchè ! Dice il prof. Gallino: "..i capitalisti sono mossi non dall'intento di produrre cose, bensì da quello di controllare persone, e la loro macchina capitalistica esercita questo potere con efficienza, flessibilità e forza che gli antichi governanti non potevano neanche immaginare....". In tal senso il capitale non ha potere, il capitale è potere.
Il braccio del finanzcapitalismo è, evidentemente, il sistema finanziario, quel sistema per il quale una grande banca o una società di intermediazione finanziaria che opera a scala globale, ad esempio, riceve un "pacco" di soldi (ad esempio dalla BCE) all'1 per cento di interessi e lo ri-presta al 6% di interessi. Non investe un euro di quel "pacco" per aiutare i cittadini, oppure per finanziare un'impresa che produce beni e/o servizi, oppure addirittura lo Stato stesso per creare dei Servizi ai cittadini. Al contrario usa quei soldi solo per arricchirsi, riprestandoli ad un interesse molto maggiore di quello che ha pagato per ottenerli, sfruttando l'effetto leva.
Basta soltanto "pescare" lo Stato (mi verrebbe da dire: il "pollo") in difficoltà e prestare dei soldi a banche di quello Stato, accaparrando ad esempio titoli ad alto rendimento che quello Stato, strozzato, è costretto ad emettere per pagare gli interessi sul debito precedente che ha già come zavorra. Quello Stato si indebiterà ancora di più ma avrà del "cash" in cassa per far quadrare il suo bilancio di fine anno.
E i cittadini di quello Stato saranno di fatto "gli ufficiali pagatori" di quegli ulteriori interessi sul debito (che cresce) grazie alle tasse in più che dovranno pagare, ad unico beneficio di quella banca, o quella società di intermediazione finanziaria, che ci lucrerà sopra, e con essa il sistema finanziario ad essa connesso.
Interessante che si parla di estrazione del "valore" e non di produzione del "valore", che è cosa assai diversa. Nel finanzcapitalismo non esistono più le "merci" da produrre per ottenere dei profitti, come accadeva e accade nel capitalismo tradizionale. Quel capitalismo era, ed è, basato sull'investimento, sulla produzione di "merci" e sulla loro successiva vendita al fine di procurare un "utile".
Oggi la produzione è passata in secondo piano, la merce è sparita, in realtà, dal palcoscenico. Il capitale immesso viene fatto "girare" con l'unico scopo di produrre un utile maggiore, grazie ai meccanismi speculativi, senza la necessità di produrre e vendere alcunchè ! Dice il prof. Gallino: "..i capitalisti sono mossi non dall'intento di produrre cose, bensì da quello di controllare persone, e la loro macchina capitalistica esercita questo potere con efficienza, flessibilità e forza che gli antichi governanti non potevano neanche immaginare....". In tal senso il capitale non ha potere, il capitale è potere.
Il braccio del finanzcapitalismo è, evidentemente, il sistema finanziario, quel sistema per il quale una grande banca o una società di intermediazione finanziaria che opera a scala globale, ad esempio, riceve un "pacco" di soldi (ad esempio dalla BCE) all'1 per cento di interessi e lo ri-presta al 6% di interessi. Non investe un euro di quel "pacco" per aiutare i cittadini, oppure per finanziare un'impresa che produce beni e/o servizi, oppure addirittura lo Stato stesso per creare dei Servizi ai cittadini. Al contrario usa quei soldi solo per arricchirsi, riprestandoli ad un interesse molto maggiore di quello che ha pagato per ottenerli, sfruttando l'effetto leva.
Basta soltanto "pescare" lo Stato (mi verrebbe da dire: il "pollo") in difficoltà e prestare dei soldi a banche di quello Stato, accaparrando ad esempio titoli ad alto rendimento che quello Stato, strozzato, è costretto ad emettere per pagare gli interessi sul debito precedente che ha già come zavorra. Quello Stato si indebiterà ancora di più ma avrà del "cash" in cassa per far quadrare il suo bilancio di fine anno.
E i cittadini di quello Stato saranno di fatto "gli ufficiali pagatori" di quegli ulteriori interessi sul debito (che cresce) grazie alle tasse in più che dovranno pagare, ad unico beneficio di quella banca, o quella società di intermediazione finanziaria, che ci lucrerà sopra, e con essa il sistema finanziario ad essa connesso.
Auguri di Buon 2012 !
Referenze:
Luciano Gallino: "Finanzcapitalismo. La civiltà del denaro in crisi". 2011, Einaudi, 324pp.