martedì 1 gennaio 2013

Uscire dalla...solitudine


Mi interrogo sulle ragioni di una certa "difficile-da-descrivere-mancanza-di-volontà" a esprimere opinioni, argomentare, confrontarsi, che da qualche tempo a questa parte mi assale sempre più di frequente. Saranno forse  i problemi del vivere quotidiano, che per altro ci sono sempre stati, oppure le responsabilità lavorative cresciute, magari le insicurezze per il  domani, non tanto per me che sono over '50, ma ad esempio per il futuro dei nostri figli, dei nostri giovani. 

Per il lavoro che sta calando, per i disoccupati che stanno crescendo...

Una volta questi erano i temi della "Politica", sui quali si dibatteva, si facevano proposte, si costruivano..."piattaforme". E si votava questo o quel partito perché si capivano, meglio di quanto sia oggi, le "differenze" tra gli uni e gli altri. 

Certamente gli "inciuci" erano sempre presenti, per carità, ma nessuno avrebbe potuto dire che quello che diceva Berlinguer fosse simile a quello che diceva, ad esempio, Andreotti....

I programmi erano "diversi": c'era una sinistra che diceva cose di "sinistra", e una destra che diceva cose di "destra". E poi c'era la DC, che stava...ferma. Sia quel che sia, il pensiero non era "unico".
Adesso, al contrario, domina un "pensiero unico" neo liberista, che qualcuno dice uccida addirittura la democrazia, più o meno accettato da tutti anche se condito con diverse dosi di "sinistra" o di "destra", a seconda che parli, ad esempio, un Pierluigi Bersani o un Mario Monti. 

E' innegabile che il tema della ineluttabilità della "globalizzazione" dei mercati, così come pure le esigenze della "crescita" sempre e comunque, sono questioni rimarcate da tutti con un martellamento mediatico più o meno assillante e dominano la scena. 

In tal senso le "Agende" sono simili. E non lo dico io, che non conto niente, ma lo dicono dei poderosi opinion maker che hanno fatto e fanno, ad esempio, la storia del giornalismo italiano. 

Ad esempio, Eugenio Scalfari (la Repubblica, 30 dicembre 2012), oltre a far capire, tra le righe, di essersi sentito preso un po' in giro da Mario Monti per i recenti fatti, afferma sempre e comunque: "...tra l’agenda Bersani e quella Monti non vedo grandi differenze, anzi non ne vedo quasi nessuna salvo forse alcune diverse priorità e un diverso approccio alla ridistribuzione del reddito e alle regole d’ingresso e di permanenza nel lavoro dei precari. .... Conclusione: non esiste né un’agenda Bersani né un’agenda Monti. Esiste un’Agenda Italia che dovrebbe essere valida per tutte le forze responsabili e democratiche".

E' interessante notare come, per Scalfari, chi dubiti della "ricetta unica", descritta all'interno di questa "Agenda Italia" può essere definito un...irresponsabile o, quanto meno, uno poco democratico...

Non starò certo a discettare di questo punto di vista, magari non si voleva intendere esattamente quello che io ho inteso: non mi interessa più di tanto il tema. 

Quello che invece mi sembra di constatare, e che ritengo assai più rilevante, è che il popolo legge queste Agende come leggerebbe una "sceneggiatura" di un'opera tragi-comica che si recita all'interno di un teatrino. Dove, per altro, gli attori recitanti non sono neanche dei fuoriclasse della politica, come potevano essere un Berlinguer o un Fanfani o un Nenni, ma piuttosto degli ex portaborse di quei signori, che regnavano (è il caso di dirlo) durante la prima repubblica, distrutta, come è noto, da Tangentopoli. In altri casi non si tratta di ex-portaborse ma al contrario di qualche nuovo "rampante" che si propone dicendo che è bravo perché, è... giovane.

Sostanza o apparenza ? Non v'è dubbio: apparenza, solo apparenza.

Idee ? Poche...e anche espresse male.

Dove ti giri trovi, più o meno quasi sempre, solo "apparenza", raccontata magari con parole diverse dai diversi attori, ma sempre e solo apparenza: da una parte leggi di Monti che scende in campo, ma poi non scende più e poi alla fine...scende, ma... quasi; 

il PD invece fa le primarie (cosa assolutamente nobilissima, non voglio mica criticare), però c'è anche il... "listone" dei sicuri, di quelli che non si fanno da parte neanche dopo 30 anni che stanno in Parlamento. Grandi temi, non c'è che dire. 

Cosa hanno da dire questi signori ? Di che sono esperti ? Non sempre è dato saperlo. Non sempre. Anzi, quasi mai.

A me piacerebbe, ogni tanto, sentir parlare, magari anche sui mass media e non solo cercando negli anfratti più nascosti del web, quale progetto questi signori abbiano in testa per il Paese, e non parlo solo di Economia. 

Parlo, ad esempio, di Piano Energetico, di Piano Industriale, Agricolo, di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, parlo di lotta al dissesto idro-geologico, parlo di Lavoro, parlo di Ricerca Scientifica, parlo di Strategie concrete per arginare il crescente numero di giovani laureati che se ne vanno dall'Italia per non tornare mai più. 

Ho cercato qualcuno di questi temi nelle diverse "Agende", ma faccio fatica a trovare dei ragionamenti approfonditi. Di certe questioni poi non c'è traccia alcuna: cercate ad esempio la parola Ambiente in una qualsiasi di queste "Agende" e ditemi se si trova espressa, sviscerata, documentata, analizzata, qualche proposta concreta

Nada de nada...E, soprattutto non si capisce se, chiunque ci sarà a governare tra 2 mesi, ci metterà dei soldi "reali" oppure no. Per fare le cose che, per altro, non sono scritte...

In compenso, invece, si parla di rigore, di tagli alle inefficienze tipiche del "pubblico" (come ?), si legge che non si possono fare più debiti (e come si potrebbe, con l'obbligo del pareggio di bilancio sancito in Costituzione ?). E poi privatizzazioni,  liberalizzazioni.

Di concretezza, poco o niente. 

E allora, mancando concretezza nella discussione e pochissime idee innovative, cosa fanno le persone ? Dopo un po' si stancano del teatrino, che non fa neanche più ridere, ma al contrario si chiudono ognuno nel proprio "privato", all'interno delle proprie case, beati nidi accoglienti che proteggono dal mondo "cattivo" che sta fuori. 

Ma saranno sempre così accoglienti, questi nidi ? Chissà cosa direbbe qualcuna di quelle 500.000 famiglie che ad un certo punto non ce l'hanno più fatta a  pagare il mutuo della propria casa per perdita del lavoro, e/o diminuzione degli stipendi, e/o aumento delle spese. Qualcuno si interroga, veramente, su queste cose ?

Questa tendenza a chiudersi in se stessi, per salvaguardare le proprie sicurezze spesso fregandosene degli altri, pare stia diventando una specie di "malattia" che desta non poche preoccupazioni. Se ne stanno occupando, da qualche tempo, anche gli psicologi e gli psichiatri, sembra. Suggerisco allo scopo la lettura di un bellissimo libro che mi ha consigliato un mio caro amico che si intitola: "Nulla di Personale" (ed. Pendragon) di Nicoletta Gosio, una psichiatra e psico-terapeuta che vive e lavora a Bologna. 

Il libro, si legge in quarta di copertina, tratta della crisi dei legami inter-personali nell'epoca della globalizzazione, dell'individualismo e dei social network, che in teoria sono tutti strumenti che dovrebbero facilitare la comunicazione tra le persone, non ridurla.

Per gli amici di "Piazzaverdi" riporto un passo di questo libro che mi ha parecchio colpito, che merita un po' di meditazione, a mio avviso. 

Si legge: "...c'erano una volta, di personale, le aspirazioni, le iniziative, le opinioni, l'impegno, la stima, l'aspetto fisico, le confidenze, il carattere e gli slanci, il diario. C'erano i rapporti personali: gli amori accesi, gli amici del cuore, i negozianti di fiducia, i vicini di casa, le promesse e i patti siglati dalla parola, il medico di famiglia. Ora ci sono le ambizioni, il conformismo, il politically correct, i vantaggi, le tattiche e le strategie, la chirurgia plastica seriale, l'imitazione e l'apatia, le vetrine dei reality show e l'esposizione mediatica dell'intimità. Fuochi fatui si spengono nell'anonimato, l'amicizia si quantifica con i click sui social network, i centri commerciali fagocitano una folla frettolosa, lo sconosciuto abita la porta accanto, i giudici di pace non bastano a dirimere i diverbi, la medicina è tecnologizzata e iperspecialistica...".

Ovviamente, il fare "politica" non sfugge a queste nuove regole. Se un tempo la politica si "faceva" dentro il partito facendo "a botte", adesso si fa commentando su Facebook o su Twitter "mozziconi" di frasi scritte da qualcuno, magari anche da qualche deputato o senatore della Repubblica, che forse ritiene di costruire, con questi nuovi mezzi, un succedaneo di quella che era un tempo la discussione agguerrita, lo scambio delle idee, talvolta lo "scontro", soprattutto quando si trattavano temi complessi come appunto l'Ambiente, l'Energia, il Lavoro, la Disoccupazione giovanile e intellettuale...

Oggi si "buttano là" delle pillole di argomenti, senza preoccuparsi di informare prima "bene" di quello che si parla, e poi si lasciano "soli" gli individui, a scaricare con i propri commenti la loro "effimera" voglia di affermare, ognuno, la propria idea. Idea che non sarà ascoltata, soprattutto se non si rifà al "pensiero unico", da quel "grande fratello" che vede e provvede per tutti noi.  E che ci ha, un po' diciamolo, rincoglioniti.

In sostamza siamo sempre più SOLI in questa società "densa" di comunicazione. 

Amici, è tempo di uscire da questa solitudine e ritrovare la "voglia" di argomentare, di studiare il "complesso" della nostra società, non fermandosi solo alla "buccia" esterna. Perchè la "buccia" esterna non rende l'idea di cosa ci sia dentro...

Per fare questo dobbiamo fare violenza alla nostra pigrizia, avallata e sostenuta da chi pensa di aver trasformato gli uomini in mere macchine di produzione e consumo all'interno di questo terrificante finanz-capitalismo di cui si è già parlato anche in questo blog. Dove l'uomo è sempre più "macchina" per produrre, spendere e buttare via, e sempre meno "persona" capace di dibattere con i propri simili. 

Ed è su questa complessità che bisogna tornare a fare "politica", più o meno come si faceva un tempo, quando non c'erano i "social network", ma c'era sicuramente più "social" di quanto ce ne sia adesso.

E questo è anche l'augurio che mi faccio per il 2013 e che giro a tutti i nostri "quattro" amici che ci seguono su questo blog. 

Sperando che diventino quattrocento o magari quattromila o anche più...

Buon Anno a tutti,

Carlo.

3 commenti:

  1. Mi sembra un bel paradosso su cui riflettere molto: dalle pagine di un BLOG si propone di "mollare" i Social Networks per tornare ... dove ???

    Non si sa bene. Visto che i partiti sono scatole vuote e le famiglie sono atomiche o molecolari e sempre più impaurite e isolate nel loro "privato".

    Guardiamoci negli occhi:

    Abbiamo il tempo e la forza per fondare un nuovo "club" e ritrovarci tutti i giorni a parlare, discutere, fare iniziative "reali" nel mondo "reale" ?

    Qualcuno ci ha provato, con scarsi e deludenti risultati...

    ;-)


    La rete (i social network sono un "pezzo" della rete) è solo uno strumento.

    Come tale non è nè buono nè cattivo.

    Può essere solo efficiente o non-efficiente, utile o non-utile.

    I contenuti, in rete, ce li mettiamo noi.

    Prima della rete solo ad una ristrettissima cerchia di persone era possibile produrre contenuti e diffonderli al "grande" pubblico.

    Oggi, con la rete, ognuno di noi è produttore e consumatore di contenuti (prosumer).

    La qualità dei contenuti e la profondità delle analisi dipende solo da noi.

    La rete usata per fare chiacchiere da bar o pettegolezzi non mi interessa.

    La rete come spazio ampio (globale) per far circolare le idee che ho in testa e per dare loro, auspicabilmente, una "massa critica", è la più grande rivoluzione democratica del millennio.

    Viva la rete !

    Usiamola bene.

    Usiamola per fare POLITICA, con tutte le lettere maiuscole, non solo l'iniziale.

    I decisori politici, se vedono alcuni milioni di persone che - in Rete - dicono la stessa cosa - non potranno non tenerne conto.

    Se vorranno disattendere le istanze che vengono dal popolo della rete, quando questo diventerà MAGGIORANZA, dovranno semplicemente SPEGNERE la rete.

    A quel punto si capirà che abbiamo vinto.

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    1. Sandro, è evidente che la mia è una provocazione. Nessuno nega che la rete, se usata bene, sia un fantastico mezzo di comunicazione. Se usata bene. Se serve per mettere assieme le persone, non per separarle. Per altro, io non parlo della rete "tout-court", ma se leggi bene mi soffermo di più sui social network, che sono gli strumenti attraverso i quali oggi comunicano molte persone. La rete infatti comprende anche molto altro: la possibilità di accedere a testi, video, documenti ecc..., una opportunità meravigliosa che mette in grado chiunque di leggere e approfondire, e capire, se vuole.
      Sta di fatto però che oggi si faccia un uso un po' deviato, molte volte (sempre di più, da quel che si legge dalle statistiche) della rete. Che serve sempre più per perseguire una (traggo fedelmente dal libro che ho citato nel post) "...esposizione mediatica dell'intimità,...dove l'amicizia si quantifica con i click sui social network"..
      E' questo che mi preoccupa, Sandro. Anzi, che non tollero proprio, e che mi fa dire che preferivo le assemblee degli anni '70 a questo nuovo modo di aggregarsi, pur ammettendo la potenza di questi nuovi mezzi. Perchè, in quei "veteri" contesti, che tra l'altro non comprendo perchè non potrebbero ricrearsi anche oggi, ci mettevi la tua faccia, guardavi negli occhi il tuo interlocutore quando ti toccava di parlare, non eri protetto dall'intimità del tuo PC, all'interno delle mura protettive della tua casa. Io solo temo che l'abuso di questi nuovi sistemi di "dialogo virtuale" tolgano la voglia di confrontarsi, di studiare assieme, magari attorno ad un tavolo e con un bicchiere di vino, che aiuta.... Se tutto questo è "Vetero", allora io sono vetero ! Evviva. Mi spieghi perchè mai le famiglie dovrebbero rimanere "isolate" e "impaurite" (sono tue parole !) nel loro "privato" ? Cosa impedisce loro di aprirsi alla società se non la "pigrizia" della quale parlo nel post ? Diamo pure sempre colpa al "tempo che ci manca" ? Dai su, non la facciamo così semplice !
      Chiudo: Qualche tempo fa ho assistito ad una scena che mi ha "segnato". Ero in un bar, ad un certo punto si siedono 4 ragazzi (due ragazzi e due ragazze) più o meno di 17-18 anni e ordinano qualcosa da bere. Poi, nell'attesa, ognuno di loro si mette a messaggiare o a chattare su qualche S.N., ritengo, con il rispettivo telefonino. Hanno durato mezzora, durante la quale non si sono detti neanche una parola. E dire che, presumibilmente, erano usciti assieme per scambiare quattro chiacchiere...E' tutto normale ?...Siccome questo andazzo sta "colpendo" anche me, mi sto iniziando a preoccupare. In tal senso parlo di...rincoglionimento...

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  2. Ciao Carlo,


    Non sono una nostalgica del passato, anche se come te non amo affatto i social network che vedo come gli occhi del grande fratello dentro la mia casa: fondamentalmente mi arrocco nella mia presunzione che non entrandoci sono meno incasallabile (cosa ti piace, chi ti piace, chi dovresti conoscere...). E' ancora bello credere alla propria idea di libertà!

    Del passato rimpiango solo che i giovani non avevano ancora associato alla politica emozioni idee e pensieri negativi. Oggi se ne tengono volutamente alla larga, solo Grillo ha saputo riavvicinarli e questo è sì un tema che sarebbe veramente da studiare e comprendere.

    Mi piace sottolineare due punti rispetto ai quali hai sollecitato in me alcune riflessioni:

    - credo che parlare con un'altra persana mediati dai social network possa sia avvicinare sia allontanare le persone.
    Mi capita abbastanza spesso di vedere ma anche di essere in mezzo a dialoghi in cui non si parla davvero. A volte parlare è una forma per riempire i silenzi o per autoaffermarsi(e ognuno in cuor suo pensa "finirà prima o poi questo strazio"). Via rete, nei social forum, non sei costretto, almeno in teoria, a parlare e quindi può forse essere più autentico perchè parlare diventa una scelta e non una convenzione.
    Il rischio invece può essere quello che nello scambio comunicativo gli oggetti prendano il sopravvento sulla relazione: posso parlare delle foto che ho fatto, della collega che ha commesso un errore, di dove ci vedremo, ma anche della politica, ma appunto in maniera "impersonale". Chi è veramente quella persona non è semplice da comprendere, nonostante la carta di identità elettronica in bella vista...

    - Seconda riflessione: mi sembra le espressioni che tu hai individuato raccontino due facce della stessa medaglia. I temi che ci raccontano i media, le interviste, i giornali, internet, twitter.... sono così complessi e contorti e ti rimandano una sensazione di tale impotenza che non hai che due strade: tuffarti nella rete e lanciare il tuo messaggio in bottiglia sperando che qualcuno lo raccolga, o isolarti nel tuo quotidiano, sperando che te lo lascino il più possibile... O forse un intreccio dei due visto che la realtà è più spesso grigia che bainca e nera.

    Eppure quello che sento è che il quotidiano è spesso migliore della sovrastruttura che ci circonda... Molte persone che conosco affrontano con fierezza ed energia delle situazioni familiari o lavorative estremamente difficili e fonti di grande sofferenza, che mi fanno stimare di essere italiana.
    Il paradosso è che hanno spesso idee politiche molto diverse dalle mie. Vorrà dire qualcosa tutto questo?

    Grazie Carlo per il bel post!! Silvia

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