domenica 22 settembre 2013

Conoscenza e Libertà, e il futuro dimenticato...


Foto: BAMBINI SUL PANARO PER ANDARE A SCUOLA

Questa foto, famosa nel mondo, ci ricorda di quando fino a pochi anni fa i bambini di Guiglia erano costretti tutti i giorni ad attraversare il fiume Panaro appesi ad un cavo tramite delle semplici carrucole.

La foto, del 1959, evidenzia quanto il tempo abbia mutato profondamente la nostra capacità di ricordare il passato allontanandolo psicologicamente molto più del reale dai nostri giorni.

La voglio condividere oggi per ricordare ai nostri ragazzi, che stanno per iniziare le scuole, che la frequenza scolastica obbligatoria è una conquista recente e la più importante tra quelle fatte dalle democrazie moderne.

E per ricordare a loro che andare a scuola vale la pena di fare molti sacrifici e che alla fine del percorso il premio non è l' iPhone, la playstation o la bici a ruota fissa ... ma la libertà di poter pensare con la propria testa


Ho visto di recente pubblicata su un social network (la foto è stata postata dal Sig. Ermes Spadoni) una foto che a me sembra bellissima. E' una foto di parecchi anni fa, siamo attorno alla fine degli anni '50, e mostra dei bambini appesi ad una fune e trascinati da una carrucola che li trasborda da una parte all'altra del fiume Panaro, in Emilia-Romagna. La ripropongo in questo post perché la trovo, oltre che bella, anche parecchio istruttiva.

Quella fune univa quei bambini alla loro scuola. Si potrebbe dire, usando una metafora, che li traghettava verso la conoscenza. Quella conoscenza che aiuta a divenire liberi, perché la persona che sa è più difficile che sia sfruttata o addirittura schiavizzata, differentemente da quella che ignora. Ad esempio i suoi diritti...

Sicuramente per uno come me che in quegli anni aveva l'età di quei bambini o poco meno, quella foto procura anche  un gran senso di nostalgia, e non perchè io usassi andare a scuola con quei mezzi (anche se mi sarebbe piaciuto, non c'è alcun dubbio !). Ma forse il sentimento giusto non è solo nostalgia, ma certamente anche il rammarico per quella gioventù perduta che, a più di cinquant'anni, ritorna solo nei ricordi. Sicuramente dolci ricordi, visto la memoria spesso mette fuori fuoco, sfuma, anche i momenti difficili che in quegli anni abbiamo sicuramente vissuto. Però la nostalgia e il rammarico non sono le uniche sensazioni che ho provato, nel vedere quella foto. Non mi sarei messo a scrivere una nota solo per manifestare una nostalgia, che può certo rimanere ben collocata nelle sfere del mio...privato.

C'è di più, infatti. E questo di più è inevitabilmente pubblico e sento quindi la necessità di condividerlo, con i nostri venticinque lettori di Piazzaverdi (chiedo umilmente scusa per la citazione manzoniana).

Mi sono infatti chiesto quale potesse essere la spinta che induceva quei bambini a correre quel rischio, per  andare a scuola. Sicuramente era senso del dovere imposto dai genitori, non ritengo fosse innato vista l'età (ma non si può neanche esserne certi...), ai quali in quegli anni spesso si obbediva senza troppe discussioni. E quei genitori, in quegli anni, dovevano avere certamente un gran rispetto per le istituzioni se ritenevano importante far trascinare da una carrucola sopra un fiume i figli a scuola, facendo loro rischiare dei danni seri. Probabilmente che quello fosse un dovere importante non era cosa neanche da mettere in discussione.
A meno che, ma non credo, non fossero tutti così pazzi da mettere a rischio la vita dei loro figli per far loro imparare le tabelline o un po' di storia. Si, parlo di rischio della vita, perché cadere in acqua, magari gelida (la foto ci mostra dei bimbi con i cappotti addosso) avrebbe anche potuto significare morte sicura.

Ma allora, perché far correre quel rischio ? Non sarebbe stato meglio tenerli a casa, magari anche solo nelle giornate più fredde ? Sinceramente, chiediamoci, chi di noi oggi avrebbe consigliato ad un proprio figlio di attaccarsi ad una carrucola poggiata su una fune per attraversare un fiume, d'inverno, per andare a scuola ?

Non c'è dubbio: oggi quell'immagine  appare  surreale, sembra finta.

Ma la stranezza non è connessa solo al mezzo di trasporto o all'incuria del rischio. Ho il timore che l'attuale sensazione di  incredulità nasca anche dal ritenere che quei valori che una volta guidavano le scelte, spesso difficili, di quei padri e di quelle madri, siano oggi divenuti merce cui si possa fare a meno. Sto parlando del senso del dovere, dell' importanza da dare alla conoscenza, al rispetto per gli insegnanti, al rispetto per le istituzioni. Oggi parlare di questi valori sembra quasi, per l'appunto, surreale...

Oggi che quella fune sarà stata sostituita sicuramente da un ponte, c'è  la consapevolezza che lo studio, la fatica, il rischio personale per ottenere un fine alto,  possano ancora servire in questa società ? Dove l'affermazione sociale molti ritengono possa essere ottenuta solo grazie ai soldi, alla facile scorciatoia della presenza fisica, dove l'arte della mediazione infinita annulla ogni credo politico ? Dove il valore e il rispetto per la cultura, per la conoscenza, sono divenuti inutili orpelli per troppa gente ? E non mi si dica che coltivare questi valori non sia cosa che ci si possa più permettere, visti i tempi grami di oggi:  perché allora cosa avrebbero dovuto dire i nostri nonni e bisnonni, usciti poverissimi e distrutti da una guerra terrificante ? Per loro magari tirare su quattro soldi per vivere poteva anche essere anche più importante che mandare i figli a scuola. Però ce li mandavano lo stesso, a scuola, e pure attaccati ad una fune, sembra...

Sono sinceramente scettico che ci potrebbero oggi essere dei genitori che accetterebbero quel rischio, imponendo ai figli di andare a scuola attaccati a un filo.

Però la conoscenza rende liberi, e se questo è vero allora è anche altrettanto vero che qualche pensiero unico ha attentato alla nostra libertà, indebolendo quei valori che ora appaiono inutili, che non servono per avere successo nella vita. Questo pensiero unico che ha demolito in questi ultimi trenta anni di malefica era berlusconiana l'importanza del conoscere, l'importanza della scuola, del sapere, dell'essere curiosi. Al contrario ha riempito i nostri cervelli di messaggi pubblicitari ebeti, diretti e indiretti dai quali si evinceva che altri erano i valori importanti per raggiungere una qualche posizione nella società. La necessità di  comprare e di vendere prima di tutto, la cultura della presenza fisica, del farsi strada nella vita con la furbizia e con l'unico scopo di fare i soldi facilmente, usando tutte le scorciatoie. Perché con i soldi si compra tutto, non solo i beni materiali, ma anche il consenso, talvolta l'anima delle persone.

Valori diametralmente opposti a quelli che ti fanno crescere dentro lo studio e la conoscenza. Lo studio della Storia e delle Lettere, fondamentali per capire le nostre origini, la nostra lingua, e quello delle Scienza per farci capire come funziona la Natura attorno a noi. Tutte cose che, detta semplice, non procurano soldi almeno nel breve termine, o successo. Ma solo ricchezza spirituale, della quale se ne sente sempre meno il bisogno, pare. Ricordo ancora la gioia reale che provavo quando studiavo Fisica, all'Università. E quando capivo una cosa. Ricordo ancora il grado di eccitazione intellettuale che la cosa mi procurava. Stavo capendo un pezzo di funzionamento del mondo. E ne parlavamo assieme, tra amici, durante le code alla mensa, la sera tornando a casa. Non era meraviglioso ? C'è ancora tutto ciò ? Io credo che ci sia, ma è massacrato da altro: dalla paura che non serva, per farsi strada nella vita.

Ma appunto la conoscenza non procura solo gioia reale, la conoscenza procura la necessità di credere nella libertà e alimenta la consapevolezza dei nostri diritti. Troppo spesso calpestati senza che ci sia una reazione, neanche minima. Ma come potrebbe esserci una reazione se è scomparsa la consapevolezza che quei valori sono invece fondamentali, e se conta di più l'ennesima vacanza mordi e fuggi nell'isola greca, piuttosto che lo studio faticoso di un libro di storia o o di fisica ? Che futuro si può pretendere di avere se non c'è più la consapevolezza che pretendere un futuro, per noi e soprattutto per i nostri figli, sia un diritto inalienabile ? Già, il futuro, questo dimenticato, perché la cultura dell'avere ha solo il presente come obiettivo: stare bene oggi e avere la pancia piena, e un grande conto in banca. Domani si vedrà, ci si arrangerà.

Continuare ad alimentare questi falsi valori sta producendo la catastrofe che sta di fronte a noi. Parlo a pieno titolo di catastrofe perché giudico proprio catastrofica questa odiosa timidezza che vedo sempre più in giro e che ci frena dall'arrabbiarci contro questa società mercificata e che ci umilia come esseri umani. Ad esempio lasciando a piedi  i bravi e facendo invece emergere gli asini.

Se qualcuno si ricorda quel bellissimo film di Peter Weir, l'Attimo Fuggente, temo che oggi pochi saprebbero alzarsi di notte, fuggire da ogni controllo nella notte, per andare a leggere in una grotta delle poesie. Oppure ancor meno saprebbero alzarsi in piedi sopra un banco e gridare "o capitano, mio capitano", come fa il biondo ragazzo nell'ultima scena del film, quando manifesta con quel suo grido non solo il senso di vicinanza al professore che l'ha liberato dal suo grave senso di inferiorità, ma anche la sua ferrea volontà di manifestare la propria libertà, sempre, e comunque, anche correndo il rischio di venire espulso dal collegio. Oggi c'è ancora qualcuno in grado di rischiare qualcosa di se stesso per far valere un'idea, oppure siamo al solito guidati da quel dannato calcolo del rapporto costo/beneficio che ha annullato le nostre coscienze ?

Riprendiamoci il futuro cari i miei venticinque lettori. Non è dimenticato, è solo invisibile perché è nascosto e rimasto incastrato al'interno di quell'odiosa ragnatela di sovrastrutture mentali prodotte dall' eccessiva timidezza, dal menefreghismo, dal culto dell'avere piuttosto che dell'essere, e soprattutto dall'eccessivo rispetto di questi odiosi falsi profeti che ce lo hanno nascosto a colpi di talk show urlati, di grandi fratelli pieni di poveracci che cercano successo dicendo parolacce e di pubblicità immonda che ci hanno venduto per anni. Ribelliamoci, non abbiamo paura di essere sgradevoli: il futuro dei nostri figli, almeno quello, è troppo importante per tenerlo nascosto nelle pieghe del perbenismo.

Carlo.

1 commento:

  1. Ciao Carlo, condivido i tuoi pensieri e aggiungo alcune considerazioni. Quella fune a me dà anche un senso di rete, anche se, paradossalmente, questa è una parola moderna, poco in voga negli anni cinquanta. Mi spiego: un tessuto sociale, povero e privo di oggetti certo, sorreggeva le azioni dei singoli: tutti assieme i bambini compiono quel percorso casa scuola, tutti assieme i genitori compiono la scelta che il rischio per i bambini è sostenibile, che ne vale la pena, che il gruppo si sarebbe occupato del singolo. Oggi i ragazzini con i loro zaini in voga, vestiti alla moda, cellulare in tasca devono essere accompagnati alla porta della scuola e ripresi dalle mani delle insegnanti. Il rapporto è diventato indivuale. Tutto è pericoloso: la strada, il vicino, lo straniero. Ogni famiglia protegge la prole e fa rivendicazioni personali/individuali...
    In alcuni comuni si è cercato di ripristinare questo tragitto casa/scuola (famiglia/mondo; affetti/sapere) diventando città amiche dei bambini: si è individuato un percorso che i bambini potessero fare a piedi e i negozi che hanno aderito hanno messo un adesivo in vetrina che consentiva ai bambini di avere nei negozianti dei punti di riferimento per eventuali bisogni.
    I valori si intrecciano inevitabilmente anche con le buone prassi, con le scelte amministrative e di gestione del vivere quotidiano... soprattutto nel nostro mondo dove siamo tutti connessi e invece sempre più individualisti... Allora la scuoa è di tutti,
    il parco è di tutti, il sapere è di tutti, va tutelato, e ognuno può dare il suo contributo per una crescita ed un miglioramento condiviso ,personale e colettivo... Grazie Carlo per le sollecitazioni...

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